Gatto, i campioni e il popolo I 110 anni del Giro a Salerno
Il “viaggio nel tempo” del rapporto fra la corsa rosa e la città nel libro di Mosca Un’opera per la solidarietà: i proventi ai giovani dell’associazione “La Brigata”
Il 10 maggio giungerà a Salerno, in piazza della Concordia, il Giro d'Italia. Forse non tutti sanno che il magico carrozzone rosa è arrivato per la prima volta nella nostra città esattamente 110 anni fa: il 12 maggio del 1913. A raccontarlo nel suo libro “Salerno e il Giro-Una meravigliosa corsa umana”, edito da “Saggese Editori”, è stato il giornalista salernitano Alessandro Mosca, grande appassionato di questo sport: «Nell’estate del 1998 Marco Pantani mi trasmise l’amore per le due ruote». Mosca ha ricordato i componenti del comitato organizzatore della storica tappa del 1913: «C’erano Matteo Schiavone, che è stato il primo allenatore e portiere della Salernitana oltre che fra i fondatori del club, e Donato Vestuti, a cui è dedicato il tempio del calcio». Mosca ha anche ricordato i tanti campioni del mondo del ciclismo che a Salerno hanno alzato le braccia al cielo tagliando il traguardo: «Da Binda a Coppi, passando per Bartali, Merckx, Altig, fino a Sorensen, che vinse, nel 1995 proprio a piazza della Concordia mentre all’Arechi la Salernitana toccava con mano il sogno della serie A vincendo contro il Verona».
Mosca ha raccontato anche la tappa del 29 maggio 1929 vinta dal fortissimo Alfredo Binda: «In quel Giro vinse otto tappe di fila: un vero record ancora imbattuto. L’anno successivo fu pagato dagli organizzatori per non correre: gli diedero 22.500 lire, una cifra monstre per l’epoca, pari ai soldi che spettavano al vincitore finale del Giro». L’autore ha anche ricordato che il 30 maggio del 1967 a causa del calore esagerato del pubblico ci furono degli incidenti al traguardo della tappa che provocarono il ricovero in ospedale di alcuni corridori: «Da quel giorno il Giro d’Italia non tornò a Salerno per ben sedici anni. Solo grazie all’assessore al Turismo Antonio Zinna e al suo collaboratore Nello Di Mauro, che scrissero una lettera all’organizzatore Vincenzo Torriani, il Giro tornò a Salerno il 19 maggio del 1983. In quell’occasione, per un equivoco, le guardie del carcere volevano sparare con i mitragliatori contro l’elicottero della televisione».
Il libro è stato presentato al Teatro Ghirelli di Salerno nell’ambito della rassegna “Club della Lettura”, curata dal giornalista Edoardo Scotti. L’incontro è stato moderato dall’attore e regista teatrale Andrea Carraro che ha sottolineato il grande lavoro di ricerca dell’autore: «Nel libro c’è un album fotografico prezioso che Mosca ha ricercato nella Biblioteca Nazionale del Coni a Roma». Nel suo libro Mosca racconta anche del grande scrittore e poeta salernitano Alfonso Gatto. «Fu lui a definire il Giro “una meravigliosa corsa umana”», ha raccontato Filippo Trotta, nipote del poeta salernitano, presidente della “Fondazione Gatto”: «Il libro racconta anche di Gatto che fu il primo letterato inviato al Giro da “L’Unità”. Proprio lui che non sapeva andare in bicicletta. Anche Fausto Coppi cercò di insegnargli a tenersi in equilibrio, ma cadeva sempre tanto che poi scrisse la famosa frase “Cadrò, cadrò sempre fino all’ultimo giorno della mia vita, ma sognando di volare”».
Il giornalista sportivo Dario Cioffi, autore della prefazione, ha apprezzato il libro di Mosca: «Alessandro ha colto l’aspetto umano del ciclismo intrecciandolo con la storia di Salerno: nel suo libro fa rivivere un’altra città, un altro tempo, attraverso la magia del Giro e le vicende di campioni che nella nostra Salerno non sono ricordate». L’editore Francesco Maria Saggese ha spiegato che una parte dei proventi del libro sarà destinata all’associazione “Brigata-Unità di strada”: «Si occupa di assistere i senza fissa dimora nei fine settimana». A portate i saluti della presidente dell’associazione, Giulia Cozzolino, è stato il vicepresidente Giuseppe Marzullo, che ha spiegato la mission del sodalizio che conta più di quaranta ragazzi salernitani.
Aniello Palumbo
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Mosca ha raccontato anche la tappa del 29 maggio 1929 vinta dal fortissimo Alfredo Binda: «In quel Giro vinse otto tappe di fila: un vero record ancora imbattuto. L’anno successivo fu pagato dagli organizzatori per non correre: gli diedero 22.500 lire, una cifra monstre per l’epoca, pari ai soldi che spettavano al vincitore finale del Giro». L’autore ha anche ricordato che il 30 maggio del 1967 a causa del calore esagerato del pubblico ci furono degli incidenti al traguardo della tappa che provocarono il ricovero in ospedale di alcuni corridori: «Da quel giorno il Giro d’Italia non tornò a Salerno per ben sedici anni. Solo grazie all’assessore al Turismo Antonio Zinna e al suo collaboratore Nello Di Mauro, che scrissero una lettera all’organizzatore Vincenzo Torriani, il Giro tornò a Salerno il 19 maggio del 1983. In quell’occasione, per un equivoco, le guardie del carcere volevano sparare con i mitragliatori contro l’elicottero della televisione».
Il libro è stato presentato al Teatro Ghirelli di Salerno nell’ambito della rassegna “Club della Lettura”, curata dal giornalista Edoardo Scotti. L’incontro è stato moderato dall’attore e regista teatrale Andrea Carraro che ha sottolineato il grande lavoro di ricerca dell’autore: «Nel libro c’è un album fotografico prezioso che Mosca ha ricercato nella Biblioteca Nazionale del Coni a Roma». Nel suo libro Mosca racconta anche del grande scrittore e poeta salernitano Alfonso Gatto. «Fu lui a definire il Giro “una meravigliosa corsa umana”», ha raccontato Filippo Trotta, nipote del poeta salernitano, presidente della “Fondazione Gatto”: «Il libro racconta anche di Gatto che fu il primo letterato inviato al Giro da “L’Unità”. Proprio lui che non sapeva andare in bicicletta. Anche Fausto Coppi cercò di insegnargli a tenersi in equilibrio, ma cadeva sempre tanto che poi scrisse la famosa frase “Cadrò, cadrò sempre fino all’ultimo giorno della mia vita, ma sognando di volare”».
Il giornalista sportivo Dario Cioffi, autore della prefazione, ha apprezzato il libro di Mosca: «Alessandro ha colto l’aspetto umano del ciclismo intrecciandolo con la storia di Salerno: nel suo libro fa rivivere un’altra città, un altro tempo, attraverso la magia del Giro e le vicende di campioni che nella nostra Salerno non sono ricordate». L’editore Francesco Maria Saggese ha spiegato che una parte dei proventi del libro sarà destinata all’associazione “Brigata-Unità di strada”: «Si occupa di assistere i senza fissa dimora nei fine settimana». A portate i saluti della presidente dell’associazione, Giulia Cozzolino, è stato il vicepresidente Giuseppe Marzullo, che ha spiegato la mission del sodalizio che conta più di quaranta ragazzi salernitani.
Aniello Palumbo
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