Una notte per tornare a brillare. Come il “pazzo diamante” d’una scenografia in serie A che fece fare alla Curva Sud dell’Arechi il giro del mondo.
La passione della gente non s’è scalfita dopo due retrocessioni, figurarsi per una sconfitta, nell’ultima trasferta a Catania, che pure ha riportato sulla terra chi s’era illuso d’improvvisarsi in prematuri e irreali voli verso la gloria.
La Salernitana uscita ammaccata dal Cibali – dove di “clamoroso” s’è visto poco, da entrambe le parti a raccontarsela tutta, e però hanno prevalso per “fame” e incisività gli etnei – ha adesso il dovere di ritrovarsi e ricominciare a correre. In un derby contro la Casertana ch’è sempre sentito, solo per etichetta ovviamente (perché la tifoseria ospite non ci sarà), ma soprattutto in un confronto che pesa tanto come ogni volta che c’è da dimostrare a se stessi e al campionato d’aver la forza di ripartire dopo una sconfitta.
Chiamata a sfilarsi dal – legittimo, per carità – dibattito tra i due estremi, in cui l’euforia sfrenata che segue una vittoria fa a botte con il pessimismo cosmico con cui viene “letta” una battuta d’arresto, la squadra di Raffaele ha ora il compito di riannodare i fili d’un discorso (tecnico oltre che di risultati) che raccontava un trend non solo positivo, e ci mancherebbe pure, per chi ha vinto sette partite su dieci, ma anche di costante crescita nelle prestazioni.
Questo prima del pasticcio catanese dove un episodio ha tradito l’ippocampo, e ci sta, ma con l’aggravante di non aver poi saputo reagire com’era invece sempre accaduto in passato.
Una domenica storta, contro un avversario forte e costruito per lo stesso obiettivo. Può accadere. Perché agli avventurosi profeti d’un campionato “facile”, in cui la Bersagliera avrebbe potuto o dovuto recitar la parte della protagonista che balla da sola in vetta, va ricordato d’aver sbagliato film e cinema.
Qui c’è combattere, rialzarsi se si cade e stringersi forte quando la difficoltà complica il cammino. Il derby con la Casertana è un esame e al contempo un’opportunità, perché (ri)dà la possibilità di cancellare in fretta la “stecca” del big match al cospetto d’una rivale percepita come tale non solo per antico campanilismo, ma pure per i numeri che fin qui la candidano autorevolmente a una stagione d’alta quota.
La Salernitana giocherà conoscendo già il risultato dello scontro diretto Catania-Benevento. E cioè – per elementare considerazione aritmetica – con la certezza, al di là del risultato che verrà fuori in Sicilia, di non esser più prima in classifica quando l’arbitro fischierà l’inizio all’Arechi (seppure “provvisoriamente”, perché avrà per qualche ora una partita in meno). E dovrà fregarsene altamente. Perché il destino, i granata, ce l’hanno tra le proprie mani. Discorso precedente ribaltato, e il gioco è fatto: indipendentemente dall’esito di Catania-Benevento, alla Salernitana basterà vincere per essere ancora capolista. Sola o in compagnia, di questi tempi è (ancora) un dettaglio…

