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Salernitana, uniti per poter gioire di nuovo

di Dario Cioffi
È la storia d’un avvio complesso ma appassionante, che riannoda fili antichi d’una indole da Bersagliera
Salernitana, uniti per poter gioire di nuovo

Uniti. Compatti. Calati nella parte. La Salernitana e la sua gente la loro prima sfida l’hanno già vinta, e dopo una retrocessione dolorosa e impietosa non era affatto cosa scontata. Il pallone è gioco strano, e da queste parti in cui rotola sempre, nella testa delle persone anche quand’è fermo sul campo, decodificarlo è ancora più complesso. Non è solo, banalmente, un riscontro o una reazione a un risultato sportivo, è molto di più.

Così, in una piazza quasi anestetizzata dopo la batosta del campionato scorso, che aveva trasformato il sogno della serie A in un incubo senza fine, sono bastati tre mesi, in cui pure se ne son viste di tutte un po’, a restituire alla Salerno calcistica quella dimensione d’entusiasmo battagliero ch’è sempre un marchio di fabbrica per il cavalluccio marino. Per paradosso, o forse no, tutto il difficile vissuto all’alba di questa stagione, in continuità con quella passata, è diventato un punto di forza. Un allenatore andato via prim’ancora che arrivasse, Sottil, e un altro, Martusciello, (sub)entrato in corsa con una fame che dà appetito anche a chi l’ascolta, un ds, Petrachi, che non molla d’un centimetro neppure quando capisce, ben presto, e lo dice a cuore aperto, che ci sarà da rivoluzionare e soffrire guardando i conti prima che altri “desiderata”, e un popolo che comprende, fa sua questa missione, s’abbraccia la croce e spinge forte per dare coraggio alla squadra che pian piano prende forma.

È la storia d’un avvio complesso ma appassionante, che riannoda fili antichi d’una indole da Bersagliera che alla Salernitana appartiene per diritto di nascita e che viene rispolverata adesso. Un sentimento che parte da mister e direttore sportivo, senza dimenticare chi dal vertice della società, esposto o nel retroscena, sta facendo la sua parte (perché gli stipendi a chi si sta facendo apprezzare continua a pagarli il proprietario Iervolino), e che arriva a un gruppo di calciatori che sta mettendo l’anima per (ri)prendersi – o meglio, meritarsi – l’affetto della tifoseria. Basterebbe rileggere quanto dichiarato su queste colonne da Soriano – un calciatore d’esperienza e storia, che ha conosciuto serie A e Nazionale azzurra, e che a Salerno ha detto “sì” dopo oltre un anno di stop, accettando di sottoporsi persino a un provino per dimostrare che ne “aveva ancora” – per capire la corrispondenza emotiva, se si vuole persino valoriale, tra la maglia granata e chi quest’anno la indossa. È una sfida comune, di squadra e di popolo, che oggi s’addolcisce nel vivere una sosta serena, post colpaccio di Palermo, ma ch’è prontissima, come già ampiamente dimostrato in questi mesi, ad adeguarsi pure al masticare altro amaro quando sarà necessario.
Si riparte dallo Spezia, allora. Dalla forza dell’Arechi. E dallo spirito di sempre. Uniti. Compatti. Calati nella parte.

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