L’eccesso di luce può accecare più del buio. “Follia trionfa”, sosteneva il sommo poeta Giacomo Leopardi, aggiungendo “se, più de’ carmi, il computar s’ascolta”.
Per il bene di questa Salernitana, quindi, utile mettere da parte l’orgoglio e guardare avanti. Lasciando perdere rimostranze più o meno legittime. Facendo comunque memoria di quanto accaduto in questa prima parte di campionato, per evitare di incorrere in ulteriori passi falsi spada di Damocle rispetto alla permanenza del club granata in serie A.
Il resto sono chiacchiere inutili, incrocio tra diversi modi sia di agire che pensare.
Danilo Iervolino è il presidente. Ieri ha parlato, senza nascondersi: sotto gli occhi di tutti apparso con cuore, umiltà, fermezza e – a tratti – prospettiva richieste all’innamorato di una causa, spiegando la sua posizione sul volere rispetto ed anche lamentando irriconoscenza da una parte della tifoseria oltre a dichiarare la volontà di mai piegarsi a quelle che ritiene non contestazioni piuttosto minacciosi atteggiamenti. Ed a lui solamente spetta, volenti o nolenti, tracciare la rotta. Augurandosi che sia quella che permetta alla Salernitana di procedere a vele spiegate, superare le tempeste che fanno parte della realtà non solo sportiva e approdare in porti sicuri.
Ai terzi, dai tifosi agli sportivi, – compreso chi segue per un motivo od un altro le sorti della società granata – va riconosciuto in ogni caso il diritto di vigilare affinché il cammino della Bersagliera sia lungo una strada priva di buche.
Ma a tutte le componenti – non escluso il massimo rappresentante della Salernitana – nemmeno manchi spirito costruttivo, nel rispetto delle persone come dei ruoli.
Ricordando, bene, che in campo vanno i calciatori e c’è chi è deputato a schierarli come a tesserarli. In tale ottica le parole ultime del presidente Iervolino hanno indicato quali saranno le scelte ed i criteri a cui verranno ispirate. Tra cui una sonora bocciatura – sperando che realisticamente giovi lavare i panni sporchi in pubblico alla vigilia di un trittico di gare decisamente in grado di influenzare l’intera stagione in corso – ed un lasciar il direttore sportivo De Sanctis tra color che son sospesi.
Vale la pena di sottolineare, però, che la Storia ha indicato come il temporeggiare è un’aspirina capace di alleviare la patologia ma non di azzerarne possibili ricadute.
Quindi, con un non difficile sforzo di realismo, blindando nei cuori la riconoscenza e pensando a salvare il salvabile, gli algoritmi non possono essere la chiave di tutto. Come le divisioni tra dirigenti, nello spogliatoio e della piazza. Si fa, altrimenti, il gioco altrui. Ed a Salerno, in tema non solo di Salernitana, la lista di delusioni, recriminazioni malinconiche e mancata volontà di un governo di salvezza, hanno troncato più di un’ascesa. Ricacciando nel baratro qualsiasi buona pratica.
Vale piuttosto la pena di tornare, con intelligenza, sull’importanza strategica del fattore umano accompagnato da buona volontà comunitaria.
In conclusione, chiunque ne sia l’artefice, gli scatti da lesa maestà rischiano il più delle volte di essere un autogol, come i ramoscelli d’ulivo lasciati nel cestino appena passata la festa senza far germogliare una nuova stagione.
Questa Salernitana merita la giusta attenzione, pur restando il calcio scienza difficilmente esatta, e non le trappole della mente che possono generare moltitudine di errori.