LETTERATURA
Zerbino, Grazioso e le fate: ecco le favole salernitane
I due personaggi compaiono nei racconti dello scrittore Lefebvre de Laboulaye I testi ambientati nell’800 sono stati scoperti e tradotti dal gruppo “Cava Storie”
“Zerbino e Grazioso! Chi erano costoro?” Così si potrebbe cominciare, con un chiaro richiamo al celebre verso manzoniano, questo articolo. Zerbino il tagliaboschi e Grazioso il pescatore... Bene, questi due personaggi sono i protagonisti di due fiabe, ambientate nel Salernitano della seconda metà dell’800. Entrambi, ritrovati e tradotti dal gruppo “Cava storie”, sono frutto della fantasiosa penna di un senatore a vita della III Repubblica Francese: Édouard René Lefebvre de Laboulaye (noto alla storia soprattutto per aver avuto l'idea relativa all’omaggio della celebre statua della Libertà, presente nel porto di New York). Lo scrittore le inserisce in due sue opere (Laboulaye’s Fairy Book-Fairy Tales of All Nations del 1866 e Fairy tales del 1887, postumo) e ci rimanda a due mondi pullulanti di animali parlanti, di fate, di incantesimi.
La prima storia è quella di Grazioso (Graceful), giovanissimo pescatore di Salerno, il quale ha una nonna in tarda età che è prossima alla morte. La vecchia donna ha un segreto: un giorno aveva salvato due fate, quella dei boschi e quella dell’acqua, che, per riconoscenza, le avevano concesso i loro servigi. La nonna, una sera, lo confida al nipote che, invece di chiedere qualcosa per sé stesso, prega le fate di salvare la cara parente. Sotto le indicazioni e gli aiuti di queste ultime, che gli doneranno degli oggetti fatati e lo faranno accompagnare da due animali, ovvero un cane e una rondine (Fido e Pensive), inizia la ricerca del castello della vita (The castle of life è proprio il titolo della fiaba) dove è presente la fonte dell’immortalità. Sarà una ricerca difficoltosa, fatta di un lungo pellegrinare (incontra anche i bufali di Paestum e la regina della zona che è una grossa rana dal nome Crapaudine) e tante tentazioni, che lo porterà al castello (per incantesimo si ritrova, ad un certo punto, in Russia).
Un castello raggiunto quasi a discapito della vita. La seconda favola è quella dello scontroso ed egocentrico Zerbino. Il giovane taglialegna, chiamato l’orso (la fiaba è intitolata Zerbino, the bear), riceve, senza nemmeno accorgersene, un grande potere: quello da lui desiderato si avvera! Tutto ciò dopo aver salvato una fata, tema che ricorre nelle fiabe del de Laboulaye. Infatti, un giorno, mentre si riposa nel bosco dopo una mattinata di lavoro, nota una fanciulla che dorme. Un serpente sta per morderla mortalmente, ma Zerbino interviene. Non con gran piacere, a dire il vero! L’ignaro ragazzo, senza nemmeno rendersi conto del suo grande potere acquisito, trasforma in un mezzo di trasporto la sua fascina. Nella piazza di Salerno si ritrova innanzi al castello del re. Qui, a seguito di una comica caduta, viene notato dalla principessa. Zerbino, verrà amato dalla magnifica Aleli, figlia del re di Salerno “il famoso Mouchamiel, il cui nome è stato immortalato nella storia”. Il giovane “Orso” prenderà in moglie (non proprio contento di ciò e dopo vari impicci causati anche dai mal consigli del primo ministro del re, Mistigray) la principessa, che era contesa dal “principe di Cava”, il “conte di Capri” e il “marchese di Sorrento”. Ma né le peripezie né l’egocentrismo di Zerbino potranno impedire un lieto fine e un felice amore.
I due scritti, entrambi in inglese (l’autore francese aveva ricevuto l’aiuto dalla scrittrice Mary Booth per le traduzioni in lingua inglese), sono incentrati su personaggi semplici e il più delle volte ignari delle loro capacità. Per entrambi i protagonisti si potrebbe trovare una morale. Per il pescatore Grazioso: la caparbietà e la volontà, ma soprattutto l’amore per un proprio caro, fanno raggiungere mete impensabili! Per Zerbino: l’amore, dopotutto, vince sempre! Due favole semplici, quasi all’antica, fatte di tanti animali e oggetti incantati, come detto, che potrebbero essere proposte alle scuole materne ed elementari del Salernitano.