Tempio di Nettuno, ora si riscrive la storia
Gli ultimi scavi vicino all’edificio hanno restituito una datazione diversa delle fondamenta. Zuchtriegel: «È solo l’inizio»
La pandemia non ferma gli scavi archeologici e così Paestum è pronta a regalare altre meraviglie finora sconosciute. E proprio di cose straordinarie si deve parlare visto che il cantiere di scavo che è stato avviato da poco nei pressi del Tempio di Nettuno - il più grande, il più conosciuto e il meglio conservato dell’area archeologica - sta già dando i suoi frutti. Il Tempio infatti sarebbe frutto non di una sola opera progettuale ma sarebbe stato cambiato in corso d’opera: «Abbiamo iniziato a scavare vicino a un piccolo saggio degli anni Cinquanta che è purtroppo anche uno dei pochi di cui avevamo un minimo di documentazione perché ci volevamo agganciare e proseguire l’indagine iniziata oltre 70 anni fa. - spiega il direttore dell’area archeologica Gabriel Zuchtriegel - Proprio lì, fortunatamente, dopo un primo strato che era inficiato da materiali recentissimi, siamo arrivati a trovare già degli strati “buoni” e adesso stiamo valutando i materiali che il terreno ci ha restituito». E da una prima visione d’insieme emerge che «le fondamenta, sono di un’età più antica di quelle che sembra la datazione del tempio stesso. Infatti tenendo fede al fregio delle colonne lo facciamo risalire intorno alla metà del V secolo a. C.. L’impressione, - svela il direttore - dalle ceramiche che abbiamo trovato, è che invece la costruzione è iniziata qualche decennio prima e che quindi il podio potrebbe essere di una fase precedente. E questo si riconnette bene all’ipotesi avanzata dal grande studioso Dieter Mertens che basandosi solo sull’architettura dello stesso edificio aveva già ipotizzato che il Tempio di Nettuno fosse stato ripensato nel tempo». Naturalmente si è ancora in una fase iniziale degli scavi e le ipotesi vanno suffragate dai fatti che però sembrano essere già avviate sulla strada buona: «Sta sempre di più emergendo - dice Zuchtriegel - che in realtà ci potremmo trovare di fronte a due o più templi. Il primo progetto era giunto fino a un certo livello, poi scopriamo che quello che viene costruito sopra è un cambiamento di progetto che s’ispira a uno stile più moderno: con colonne più alte e massicce che quindi vanno a cambiare anche la proporzione tra altezza e larghezza dell’edificio. In qualche modo il canone classico, che è lo stesso che troviamo ad Atene, entra così a Paestum». In pratica si progetta un tempio di un certo tipo e poi si cambia idea prima di arrivare alla struttura definitiva che è poi quella visibile oggi. Ma quello di stabilire una cronologia precisa dell’inizio dei lavori al Tempio di Nettuno è solo un aspetto del nuovo scavo che investe Paestum, perché il direttore chiarisce: «Ci piacerebbe capire meglio per esempio la topografia di quest’area dove si trova il Tempio di Nettuno. L’edificio infatti sorge su una piccola collinetta ma si tratta di una conformazione non naturale che è stata creata già nell’antichità da chi era chiamato a costruire la struttura. Lo scopriamo dai vari strati e dai reperti che ci narrano di come il terreno, al livello di calpestio, era più basso prima della costruzione del tempio stesso. Poi un accumulo di materiali, fatto dagli stessi uomini, ha contribuito a formare l’altura che vediamo». Un’altra domanda a cui si cercherà di dare risposta con questo scavo è pure quella relativa alla divinità tutelare a cui era dedicato l’edificio: «Questo tempio lo chiamiamo convenzionalmente di Nettuno - sottolinea Zuchtriegel - ma non è detto che quando fu costruito era dedicato a questa divinità. La discussione è aperta e speriamo di trovare qualche reperto che ci possa dare anche una certezza in tal senso». Insomma uno scavo appena iniziato che ha però già dato, anche se solo in parte, le prime risposte e che potrebbe dare ulteriori frutti nelle prossime settimane così da rendere sempre più chiara la storia di uno dei siti archeologici più importanti non solo in Italia ma nel mondo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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