PASSEGGIATE NELLA STORIA

Sichelgaita, principessa-guerriera di Salerno

Visse tra l’epoca longobarda e quella normanna ma riuscì a rappresentarle entrambe ricoprendo ruoli diversi e importanti

Tra i protagonisti più noti della storia di Salerno un posto di particolare rilievo occupa, a giusta ragione, la principessa longobarda Sichelgaita. Forte di carattere, colta e ambiziosa, guerriera e diplomatica, moglie, madre e studiosa, visse tra due grandi epoche, quella longobarda e quella normanna, rappresentandole entrambe con un’esistenza in cui ricoprì, quasi alla perfezione, ruoli diversi e importanti. Terzogenita del principe Guaimaro IV e di Gemma, figlia del conte Landolfo di Teano, Sichelgaita nacque, intorno al 1036, a Salerno, una città che le stesse monete definivano “opulenta” al tempo del suo massimo splendore, una città ricca e attivissima negli scambi commerciali del Mediterraneo, che importava finissime stoffe e pregiate ceramiche dalla Grecia e dalla Sicilia islamica per l’aristocrazia locale che conduceva un tenore di vita pari a quello dei bizantini di Costantinopoli.

Il principe Guaimaro IV, sovrano illuminato, godeva dell’affetto e della stima del popolo per il suo buon governo e per aver preso al suo servizio un piccolo esercito di valorosi guerrieri a cavallo di origine vichinga, i Normanni, grazie al cui aiuto era riuscito ad annettersi il Principato di Capua e i territori di Amalfi, Sorrento e Gaeta. Poco tempo dopo, guidati da Roberto il Guiscardo, i mercenari riuscirono ad impadronirsi anche della Puglia, togliendola ai bizantini e investendo così Guaimaro del titolo di duca di Puglia e Calabria, rendendolo, di fatto, signore e padrone dell’intera Italia Meridionale.

Sichelgaita trascorse l’infanzia e l’adolescenza nel monastero salernitano di San Giorgio, ricevendo un’istruzione di grande qualità, basata sullo studio dei classici latini e greci, delle sacre scritture, della musica e, con precoce passione, anche della medicina e dell’erboristeria, diventando allieva di Trotula de Ruggiero nella celeberrima Scuola Medica Salernitana. Morto Guaimaro IV, barbaramente ucciso, nel 1052, da congiurati di palazzo, Sichelgaita ereditò l’impegno del padre e pur dovendo dare spazio, per la sua condizione di donna, al fratello Gisulfo II, più giovane di lei, esercitò, comunque, un ruolo determinante nella guida del governo longobardo e divenne famosa per i suoi contributi civili, sociali e culturali. Le sue virtù e le sue capacità diplomatiche affascinarono il duca normanno Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo, che la chiese in sposa dopo essersi separato dalla moglie Alberada, da cui aveva avuto un figlio, Boemondo. Le nozze, sebbene avversate dalla famiglia della principessa, soprattutto dal fratello Gisulfo, furono celebrate a Melfi nel 1058.

L’unione consentì a Sichelgaita di conservare il titolo di principessa longobarda e di acquisire quello di duchessa normanna. Dal matrimonio nacquero ben otto figli ai quali Sichelgaita dedicò tutta se stessa, ma senza mai far mancare il concreto e fattivo contributo al successo delle vicende politiche del marito, grazie alla sua cultura, al suo intuito e alla sua saggezza. Il rapporto di coppia fu quasi sempre conflittuale: lei non rinunciò mai alla sua impronta longobarda e lui conservò sempre l’asprezza, il rigore e i modi alquanto rozzi dei Vichinghi. Un duello tra razze e civiltà diverse, l’una al suo inizio e l’altra alla sua fine. Ma Sichelgaita, con la sua intelligenza, i suoi modi e il suo fascino, ne uscì vittoriosa, segnando il passaggio alla dominazione normanna in maniera quasi indolore. Riuscì ad avvicinare Roberto alla Chiesa, fino a farlo dichiarare dal Papa “difensore della Cristianità del Mezzogiorno”, un privilegio riservato, prima di lui, solo a Carlo Magno. Il Guiscardo, che aveva messo le sue armi al servizio dei Longobardi, era diventato intanto così potente da pensare di scalzarli dal potere. Nel 1076, infatti, pose l’assedio a Salerno, durante il quale la caparbietà del principe Gisulfo fece più danni dell’esercito di Roberto, mentre Sichelgaita, di nascosto, forniva viveri alla popolazione stremata. E quando i Normanni entrarono nella città i salernitani li accolsero come dei salvatori, liberati dall’arroganza di Gisulfo, odiato dai sudditi più di quanto fosse amata la sorella. Con una sapiente opera di rinnovamento Sichelgaita trasformò Salerno nella capitale del Ducato di Puglia e fece della sua reggia il centro della cultura, meta di studiosi, letterati, artisti e soprattutto medici tra i più famosi del tempo.

Nel 1080 partirono i lavori di costruzione del Duomo, dimostrazione di devozione e di amore per Salerno da parte del Guiscardo. Sichelgaita fu al fianco del marito nelle campagne militari contro l’Impero Bizantino, prima nella battaglia di Durazzo e poi nell’assedio di Cefalonia del 1085, che costò la vita al Guiscardo. La leggenda narra che la principessa longobarda, con armatura e spada in pugno, avanzasse in battaglia al fianco del marito, come una vera condottiera, lontanissima dall’immagine di moglie e madre di una donna del Medioevo. Rimasta sola Sichelgaita si dedicò a una vita di preghiera frequentando la Badia di Cava dei Tirreni. Morì il 27 marzo del 1090. I Longobardi si sentirono privati di una madre, i Normanni del potere e il popolo la pianse con sincero affetto. Scelse come ultima dimora l’Abbazia di Montecassino.