L'INTERVISTA
Marco Bellocchio: «I miei film? Tutti vissuti in prima persona»
Il regista e sceneggiatore è stato premiato a “Segreti d’Autore”: «Ritirare un riconoscimento nel Cilento è fantastico»
SESSA CILENTO - Le luci di “Segreti d’Autore” a Valle Cilento (frazione di Sessa Cilento) si sono chiuse con Marco Bellocchio - regista e sceneggiatore, “Leone d’oro” alla carriera al Festival del Cinema di Venezia, “Palma d’oro” (sempre alla carriera) al Festival del Cinema di Cannes, vincitore di numerosi “David di Donatello” e “Nastri d’Argento” - che ha ritirato il Premio, dalle mani di Ruggero Cappuccio, perché «apprezzato nel mondo per il suo stile narrativo e la capacità di interpretare la complessità del presente anche con temi che, solo in apparenza, appartengono al nostro passato. Il suo cinema, con la provocazione che è tipica della vera arte, crea dibattito e ne fa un maestro quanto mai prezioso in un’epoca di omologazione culturale».
Le parole dette a “Segreti d’Autore” sono state una vera e propria lezione di cinema...
Non c’è nessuno dei miei film che io abbia fatto in maniera meccanica e professionale, in tutti mi sono ritrovato, anche in quelli apparentemente diversi dal mio vissuto.
E cosa ci dice del suo ultimo capolavoro: “Rapito!”?
Racconta la storia di Edgardo Mortara, strappato nel 1858 alla religione ebraica e alla famiglia, all’età di sei anni, convertito d’ufficio al cattolicesimo dalla chiesa di Pio IX, a cui rimarrà fedele anche dopo la caduta del potere temporale del Papa. Ne viene fuori un film dinamitardo, anarchico, politicamente scorrettissimo, specialmente oggi, che ritrae non solo i personaggi ma l’Italia stessa, prima e dopo l’Unità, come un paese di tenebre, senza luce né luci, dove il potere temporale dello Stato sabaudo si sostituisce a quello papale, senza tuttavia vantarne materni diritti, in una laicità tutta di facciata, pronta ad assolvere l’Inquisitore bolognese, autore materiale del rapimento di Edgardo, con la stessa motivazione con cui si difendevano i criminali nazisti: aveva solo obbedito a un ordine.
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