L’acqua miracolosa di Morese 

All’inaugurazione dello stabilimento tra Faiano e Santa Tecla presenti i vip dell’epoca

“La Luce”, giornale di Salerno e provincia, dedicava l’intero supplemento di 4 pagine, sabato 16 giugno 1894, alla cronaca dell’inaugurazione, avvenuta la domenica precedente, dello stabilimento termale ubicato sulle colline tra Faiano e Santa Tecla, a quel tempo entrambe frazioni di Montecorvino Pugliano. L’iniziativa nasceva per volontà di un trentenne avvocato di cospicui natali, Alberto Morese (1864-1898), il quale già tre anni prima aveva avviato l’imbottigliamento della “Acqua minerale Morese”, sulfurea-alcalina-ferruginosa, attinta alla sorgente “acqua fetente”, toponimo consueto, per es. nell’alto e medio Sele, a indicare sorgenti emananti forte odore di zolfo, distribuita nei caffè e negli spacci alimentari salernitani (abbiamo sott’occhio una locandina manifesto dell’agosto 1891 con l’elenco dei posti di vendita), e con fama di acqua “miracolosamente saluberrima”, come scrive l’articolista.
Il giovane imprenditore Morese volle fare le cose in grande, e per finanziare il lavori dello stabilimento attinse generosamente al suo patrimonio di famiglia, poichè né il governo di Crispi né quelli dopo, davano una lira alle “startup”. Nasceva così, totalmente autofinanziata, l’elegante struttura composta da “..tutto quanto la moderna terapia prescrive.. dai bagni freddi e caldi, a quelli russi - dal sistema perfezionatissimo - dai bagni turchi alle docce, alle irrigazioni ecc..”.
Larga parte delle notizie che riportiamo fanno capo alla ricca documentazione dell’archivio privato di Filippo Morese, e così, giovandocene, da un altro avviso a stampa di quell’anno 1894, apprendiamo che oltre alle funzioni proprie degli stabilimenti termali idropinici e idroterapici, comprendenti anche massaggi ed elettroterapia, entrarono in esercizio, affidati in gestione a tale Vincenzo Tierno, l’annesso ”albergo-restaurant-pensione”, nel solco della migliore tradizione delle Spa, ossia del turismo termale italiano e mitteleuropeo. Di quegli edifici oggi restano pochi fatiscenti ruderi, ma dalla documentazione fotografica presente in archivio Morese possiamo dedurne le linee compositive di stile umbertino, in perfetta sincronia con altri più famosi e duraturi esempi di architettura termale; difatti in Italia il primo stabilimento di imbottigliamento dell’ ‘Acqua di Fiuggi’ , sorto per iniziativa di un napoletano, Giuseppe Forastieri, risale al 1889. L’iniziativa di Alberto Morese, fu coeva all’altra impresa di imbottigliamento e sfruttamento di sorgenti di acque minerali in area salernitana, la Vitolo-Gatti di Fratte, di più modesta portata, autorizzata nel 1894 alla vendita, ma le sorgenti di acque minerali a Salerno erano 5: Gatti, Caruso, Vitolo-Gatti, S. Apollinare e Camera D’Afflitto, sulle quali esiste una discreta bibliografia.
Consigliere provinciale dal ’93, Morese organizzò la festa d’inaugurazione, quel 10 giugno 1894, invitandovi non solo politici, maggiorenti, professori di medicina e professionisti con le rispettive ricercate signore, ma anche intere famiglie di operai e contadini di S. Tecla e di Faiano.
Torniamo alla cronaca di quella domenica estiva, così come la leggiamo ne “La Luce”, che ha il sapore, del tutto legittimo, di una cronaca mondana, sull’esempio dei “mosconi” de “Il Mattino”: “.. Da Salerno e dai paesi vicini una fila interminabile di carrozze portò a Faiano signore distinte e signorine, autorità, amici in gran numero, attratti dalla cortesia squisita dell’invitante.. e dalla deliziosa e amena bellezza di quei luoghi, ai quali molto comodamente si può arrivare, sia partendo in carrozza da Salerno.. sia con la ferrovia sino alla stazione di Pontecagnano, che dista dai bagni appena una ventina di minuti.. Sulla bella piazza di Faiano, tutta imbandierata e messa a festa, trovammo schierate in bell’ordine la Società Operaia e la Società Democratica liberale di Montecorvino Rovella, con la banda,.. quella di Olevano, di Pontecagnano, di Montecorvino Pugliano con la banda, di S. Tecla, di Faiano.. tutte con ricche bandiere.. Alle 9 e ¾ arrivarono, ricevuti al suono dell’inno nazionale, i seguenti illustri Professori di Napoli, che sono tanta eletta e nobile parte di quella Facoltà..”.
Segue un lungo elenco di docenti medici e chimici dell’Università partenopea e quindi il procedere del foltissimo corteo di carrozze ed appiedati che, dalla piazza di Faiano, muovono lungo la strada, fatta costruire dal Morese, verso lo stabilimento. “..Non mancava in tanta festa, e in tanta folla gaia, neppure l’elemento gentile delle signore e notammo, oltre alle signore Trotta e di Bella, la signorina Cozzolino,.. una raffaellesca signorina bionda, parente del prof. Bobba, e le signore di Salerno: Giovine, Santoro, Fruscione, Roberti, Falcone, Volpe, De Vita, Capozzi..”. Poi è la volta dei signori intervenuti , in pratica tutto il notabilato di Salerno e dintorni, e dei tanti discorsi, primo tra tutti quello del “Cavaliere Professor Antonio Rescigno“, chimico del Consiglio Provinciale Sanitario di Salerno, le cui analisi compositive e indicazioni terapeutiche delle acque Morese vennero poi riportate anche sulle eleganti etichette delle bottiglie. Dopo l’ultimo discorso, pronunciato dal parroco di Faiano, ecco si è fatta l’ora dei maccheroni e il cronista prontamente annota la perfezione e l’abbondanza del servizio di refezione, per ben 235 persone, con: timballo di maccheroni, pesce con maionese, roastbeef con giardiniera, dolce gelato, frutta, formaggio, vino e champagne, caffè, liquori e paste.. Gli illustri scienziati di Napoli ripartirono alle ore 14 per prendere il diretto delle 15,50 da Salerno. Essi riportarono dell’acqua “Alberto Morese”, dell’ardito giovine proprietario.. e dello stabilimento la più bella impressione.. e predissero un grande avvenire a quest’acqua, che supera di gran lunga tutte le altre d’Italia ”. Purtroppo quegli auguri non giovarono né all’impresa né al suo ideatore. Alberto Morese, morì prematuramente 3 anni e mezzo dopo e le terme non gli sopravvissero. Questa storia di generosità e di coraggio imprenditoriale meritava di essere ricordata, anche se , tra i rovi secolari dell’abbandono, le sorgenti termo minerali sono ancora lì. Se ne ricordò, una decina di anni fa, l’amministrazione di Montecorvino Pugliano, manifestando la volontà di avviare una procedura diretta alla pubblicazione di un bando per la realizzazione in project financing di un complesso termale nel sito delle ex Terme Morese. Qualche tempo dopo, e dalla stessa amministrazione, una strada di S. Tecla intitolata a Morese e un foglio di calendario, febbraio 2013, che ne ricordava la figura.
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