«Io, Salerno e le partite nella Cavese» 

Il cantautore si racconta in vista del concerto al Palasele: «Ma quante volte a Eboli: sarà una festa»

Il conto alla rovescia per il ritorno sul palco del PalaSele di Biagio Antonacci è cominciato: tra poche ore, dopo lo straordinario show sold out dello scorso novembre, il cantautore milanese sarà di nuovo a Eboli con il “Palco Centrale Tour”, unica tappa in Campania del tour che lo vede nuovamente protagonista nei più importanti palazzetti di tutto il Paese dopo il successo della prima serie di concerti che lo scorso autunno lo ha riportato sul palco dopo più di tre anni di silenzio, il periodo più lungo che abbia mai passato senza suonare dal vivo. Ad accogliere il pubblico un palco, sistemato al centro del palazzetto, che diventa l’occasione per Biagio di guardare negli occhi i suoi fan e condividere con loro i brani che hanno segnato la sua trentennale carriera da settembre 1992 quando Antonacci pubblicava “Liberatemi”, il suo primo successo discografico, fino ai recenti singoli “Seria” e “Telenovela”. Con Antonacci la band formata da Placido Salamone, chitarra e direzione musicale, Massimo Varini, chitarra, Emiliano Fantuzzi, chitarra, e programmazione, Jacopo Carlini, piano e tastiere, Lucio Fasino al basso, Donald Renda alla batteria e Ernesto Lopez alle percussioni.
Cosa prova nel tornare al PalaSele di Eboli con il Palco Centrale Tour?
Per la seconda volta sarà una grande festa. Eboli risponde sempre in maniera incredibile, ma ormai da anni risponde con un pubblico sempre numeroso. Non so quante date ho fatto ad Eboli, sono sempre molto legato a questo spazio di terra italiana meraviglioso, legato ad amicizie, storie, a Salerno per gli amici, a Cava de’ Tirreni per la mia esperienza, seppur breve, nella squadra della Cavese. È stato un gioco ma ci siamo divertiti. Ho ritrovato Salerno una città incredibile, la piazza nuova è uno dei fiori all’occhiello, spero si possano fare presto dei concerti, una piazza sul mare bellissima.
Con Palco Centrale ha voluto un palco a 360 gradi in modo da guardare i suoi fan negli occhi...
Palco Centrale è un tour inclusivo, tutti sono nello stesso modo, avanti, indietro, a destra e sinistra, sempre, dappertutto ti giri c’è gente, devi rispettarli.
Una carriera musicale ultratrentennale, iniziata dopo un incontro con Ron e Gaetano Curreri, che ricordi ha di quel periodo?
Ron è stato il mio primo produttore, nel 1989 produsse il mio primo disco. Gaetano Curreri invece mi fece scrivere una canzone per gli Stadio ancora prima. Sono stati due miei scopritori, se così possiamo chiamarli. Devo molto a loro, mi hanno fatto capire che potevo scrivere canzoni. Non avrei mai pensato di diventare quello che sono diventato, però che avrei potuto mettere i piedi dentro la musica, sì.
Di brani come “Se è vero che ci sei”se ne scrivono raramente. È un brano che il pubblico ama molto. Cosa rappresenta per lei?
È vero, è una condivisione d’amore. È la canzone della inclusività, include una serie di sensazioni, religiose, amorose, anche amichevoli.
Ha collaborato con diversi artisti italiani e non nel corso degli anni. C’è un artista con cui le piacerebbe collaborare in futuro?
Sì, chissà prima o poi uno dei miei grandi sogni è scrivere qualcosa per Vasco o collaborare con lui. Rimane nel mio pensiero, non l’ho mai chiesta a lui ma sarebbe una grande cosa per me.
La gratitudine per lei ha un valore importantissimo, quale consiglio darebbe agli artisti emergenti che desiderano intraprendere la carriera musicale?
La gratitudine è fondamentale, devi sempre dire grazie. Quando vai a fare la spesa devi ringraziare quando paghi il conto, quando un cameriere viene al tavolo ti porta l’acqua devi dirgli grazie, perché anche chi svolge le professioni più umili, ha bisogno di gratificazione.
Marianna Vallone
©RIPRODUZIONE RISERVATA