Il valore speciale e simbolico delle pastarelle cilentane

Le pastarelle cilentane è un dolce che nasce alle origini quale pane speciale, diverso da quello giornaliero. Pian piano, nel corso del tempo, esso ha assunto un ruolo simbolico: è diventato elemento...

Le pastarelle cilentane è un dolce che nasce alle origini quale pane speciale, diverso da quello giornaliero. Pian piano, nel corso del tempo, esso ha assunto un ruolo simbolico: è diventato elemento celebrativo di un’occasione speciale, di una cerimonia, di una festa ed il suo consumo ha scandito le ricorrenze più importanti, sia quelle della vita civile che quelle della vita religiosa.
Ma con il passare del tempo e, soprattutto, in una società come la nostra “bombardata” da ogni dove da messaggi legati al mondo del “food”, il dolce ha perso, in parte, la connotazione di cibo “speciale”.
Ci sono, però, luoghi laddove la cucina conserva ancora i connotati della memoria che diventa tout court tradizione.
E proprio dall’elemento “memoria” sono caratterizzate le pastarelle, antico dolce cilentano, precisamente di Laurino. Sono dei biscotti semplicissimi nella forma e nella sostanza, essendo composti da ingredienti molto comuni, sostanzialmente uova zucchero e farina. Non possono mancare nelle feste importanti di primavera, quindi a Pasqua e a Santa Elena, santa Patrona del paese che viene festeggiata per ben due volte, sia a maggio che ad agosto.
Ma la loro delicata presenza fa capolino nel “cartoccio” della sposa, una usanza tutta meridionale, perché, come racconta un’anziana del posto, esse “so bianche candide cume ’a sposa e ’u zuccaro brilla cume ’a vesta soja”.
La ricetta di cui vi racconterò oggi proviene da un antico quaderno di ricette di cui è proprietaria Paola Passaro, cilentana doc, da sempre in prima linea a difesa della sua terra e delle tradizione di cui essa è permeata.
Ingredienti per circa 40 biscotti
1kg di farina00, 500g di zucchero, 6 uova intere, 1 bicchiere di olio evo,latte qb, 30g di ammoniaca per dolci, 6g di bicarbonato, 12g di cremor tartaro, vaniglia, buccia di limone grattugiato, un bicchierino di liquore Strega, zucchero semolato, granella di mandorle e ciliege candite per la decorazione
Prima fase
Fare la fontana sul piano di lavoro con farina e zucchero, aggiungervi le uova leggermente sbattute, gli aromi, l’ olio e le polveri lievitanti sciolte in mezzo bicchiere di latte. Impastare il tutto, coprire con la pellicola e lasciar riposare per circa 15 minuti.
Seconda fase
Col il mattarello stendere la pasta mantenendo uno spessore di circa 3 cm. Tagliare dei dischi con un bicchiere, rigarli con i rebbi della forchetta e cospargerli con lo zucchero semolato. Decorarne alcune con la granella di mandorle ed altre con la ciliegia candita. Infornare a 180 gradi per max 15 minuti, devono rimanere bianche. Servire fredde. Si conservano a lungo chiuse in una scatola di latta.
Carmen Autuori
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