L'EVENTO
Il Rigoletto “tradito”: «Un vecchio clown tra dolore e ironia»
Stasera al Teatro Sala Pasolini il monologo di Marco Baliani
La poetica di un’opera classica, sospesa tra tradizione e innovazione, rivive nel “Rigoletto” di Marco Baliani, maestro indiscusso del teatro di narrazione italiano. L’attore, drammaturgo, regista teatrale e scrittore di Verbania, sarà in scena al Teatro Sala Pasolini di Salerno, stasera a partire dalle ore 21, con la visione personale di uno spettacolo affascinante, quasi ipnotico, dal titolo “Rigoletto, la Notte della Maledizione”. Baliani sarà accompagnato sul palco salernitano da Giampaolo Bandini alla chitarra e Cesare Chiachiaretta alla fisarmonica. Lo spettacolo invece nasce da una produzione della Società dei Concerti di Parma in collaborazione con Teatro Regio della città ducale dove ha fatto il suo debutto il 9 ottobre 2020. Un Rigoletto rivisitato, quasi contemporaneo, un monologo intenso che prende vita nella storia di un vecchio clown, che mentre si prepara per la sua ultima esibizione, durante la quale si consumerà la sua vendetta, fa i conti con i rimpianti e con i suoi tormenti.
Marco Baliani, il suo pubblico potrà riconoscersi nei tratti più emblematici dell’opera di Verdi?
Chi ha visto l’opera ritroverà intatta la storia originaria, ma ovviamente tradita, in un altro contesto, perché la tradizione va sempre tradita altrimenti dovrebbe essere rinchiusa in un museo. Il mio Rigoletto è ambientato in un circo, ha una gobba finta, ha lanciato la sua maledizione contro il duca del trapezio, oggetto della sua vendetta e verso il quale prova una grande invidia per la sua prestanza fisica. Il romanzo “Opinioni di un clown” di Boll, mi è stato di grande aiuto, per capire e rappresentare l’amarezza del declino della vita e il rapporto morboso e possessivo tra il Rigoletto e sua figlia, che si evince anche nella mia versione.
Perché ha scelto il circo come ambientazione?
Sono affascinato dal circo non spettacolare e maestoso, ma dai baracconi di una volta, che transitavano nei paesi, dove c’era sacrificio, genialità, sudore e anche pochi personaggi che vestivano diversi panni.
Il suo clown è vittima di un dolore evidente, schiacciante, che incalza di pari passo alla drammaturgia musicale...
La sopportazione del dolore è esplicita, ma c’è anche una grande ironia nella relazione verbale con il pubblico che è costruita sulla provocazione sul sarcasmo, sull’insulto, come quando Rigoletto accusa gli spettatori di non saper nulla della fatica e della sopportazione. Le musiche sono potenti, sempre presenti e alcune arie sono anche riconoscibili, soprattutto quando interagisco con i miei musicisti.
Cosa si sentirebbe di dire ad un giovane che vorrebbe diventare un attore di teatro?
Se c’è davvero passione in ciò che si fa, bisogna portare avanti i propri sogni fino alla fine. L’importante è saper ascoltare il nostro cuore ed essere capaci di fare gruppo, di fare squadra, perché insieme si è sempre più forti.
Maria Romana Del Mese