L'INTERVISTA

Daniele Finzi Pasca: «Porto a teatro il mondo onirico del pudore»

Il regista sarà da stasera al “Verdi” con lo spettacolo “Nuda” ispirato al suo romanzo: «Useremo un linguaggio surreale»

Uno spettacolo denso di mistero e stupore, dove profondità e abissi sono in continuo dialogo con un mondo leggero e luminoso, fatto di piani che si sovrappongono e giocano tra loro. È “Nuda”, lo spettacolo ispirato all'omonimo romanzo di Daniele Finzi Pasca e interpretato da cinque straordinari artisti, che la Compagnia porterà in scena al teatro “Verdi” di Salerno da oggi a domenica.

Daniele Finzi Pasca, cosa racconta “Nuda”?

Parliamo di pudore, di come è difficile a volte mettersi nudi, la nudità dell’anima, non solo del corpo. È difficile raccontare cosa si prova. Alcuni rimangono in silenzio, in un angolo, per paura di svelarsi. Questo pudore li cruccia dentro, li stravolge. Beati quelli che invece riescono a svelarsi. “Nuda” racconta questo ma con il mio linguaggio e quello della Compagnia, fatto di immagini surreali. Un teatro molto fisico, dove gli attori sono narratori e allo stesso tempo acrobati, ballerini, musicisti. Lavoro con gli stessi creatori da anni e insieme diamo vita a storie di casa nostra usando le arti dell’illusione e l’eleganza di interpreti carichi di carisma. Un teatro totale, della sorpresa, del sogno.

Lei si muove contemporaneamente tra questi tre mondi: la regia teatrale, l’arte circense, l’opera lirica, clowneria. Cosa li accomuna?

Il teatro è diventato stranamente, e recentemente, tutto così settorializzato. Ma dovremmo tornare a pensare al teatro in modo più rinascimentale: entrare e uscire nei vari linguaggi senza avere paura. Io faccio teatro, e uso tutto quello che del teatro è possibile, è raggiungibile.

Infatti Stefano Accorsi, protagonista di “Azul” scritto e diretto da lei, ha detto in una intervista che la sua è una scrittura tridimensionale...

Sì, perché la scrittura non sono solo le parole e i silenzi tra le parole. Ci sono le immagini, che si creano e si sovrappongono alla narrazione stessa. Quando incontro per le prime volte in una prova gli attori, invece di prendere in mano il testo, ci si muove in un mondo. È quanto successo con Stefano con il quale ci siamo trovati facilemente, venendo dalla Scuola di Teatro di Bologna e avendo vissuto in Francia.

Ha scritto e diretto molti spettacoli, quali quelli ai quali è più legato?

Ci sono spettacoli che vedi come debuttano ma non come crescono. Nel caso di “Nuda” è uno spettacolo che abbiamo intuito subito che sarebbe cresciuto e ci avrebbe resi orgogliosi.

Nel futuro cosa c’è?

Dopo quello che è successo con il Covid, quasi meglio non dire nulla. Quest’anno festeggiamo i 40 anni della fondazione della nostra Compagnia, ci aspettano tanti appuntamenti.

Marianna Vallone