IL LIBRO
Così la famiglia Natale diventò “americana”
Le storie di emigrazione e integrazione dal Cilento agli States. «Ma oggi a lasciare i nostri paesi sono i giovani laureati»
Una storia di emigrazione iniziata nei primi anni del Novecento: uno zio volato negli Stati Uniti e raggiunto subito dopo da quattro nipoti, poi dagli altri parenti e così via. Parte con una famiglia del Sud Italia la ricerca, lo studio e il racconto del volume “Quando dal Sud d’Italia si emigrava in massa in America. Case History della famiglia Natale di Centola” scritto a quattro mani da da Ezio Martuscelli e Pina Valente.
«Da anni recuperiamo la memoria storica del nostro territorio, con un lavoro di ricerca suddiviso in vari settori, dalla guerra alle tradizioni religiose, all’ambiente. Quello su cui abbiamo concentrato i nostri sforzi è l’emigrazione, che ha colpito anche il Cilento», racconta Ezio Martuscelli, presidente dell’associazione storico-culturale “Progetto Centola” e coordinatore del gruppo 'Mingardo/Lambro/ Cultura” che domani sulla piattaforma Meet presenterà il libro insieme alla giornalista Bianca Fasano, al sociologo Pasquale Martucci, l’architetto Francesco Scianni e la storica Rita Gravina.
«In questa ricerca abbiamo introdotto un’innovazione rilevante: l’emigrazione non può esaurirsi con la descrizione della partenza, dell’arrivo e del sentimento di nostalgia verso la propria Patria - spiega - Studiamo gli effetti della partenza sul territorio, anche dal punto di vista sociale, ma anche cosa sia avvenuto quando un’intera famiglia si sposta. Il nostro obiettivo è scoprire cosa sia successo dopo, a loro e alle loro famiglie, una volta sbarcati negli Stati Uniti».
È il caso della famiglia Natale, integrata nella società americana dalla prima alla quinta generazione. «Le nostre ricerche non si sono basate solo sulle analisi dei dati dei parenti rimasti in Italia, ma abbiamo anche elaborato un percorso di vita sulle generazioni rimaste all'estero per comprendere il salto sociale». La ricerca di Martuscelli e Pina Valente, docente e cultore di Storia locale, ha coinvolto gli oriundi italo-americani ricostruendo il ricco albero genealogico della famiglia Natale, carpendo il processo di integrazione intergenerazionale nella società americana. «La famiglia Natale, emigrata a catena, riuscì a fare fortuna. Ma la prima generazione si è fatta le ossa, ha dovuto lavorare duro, per far sì che la i loro figli potessero studiare e diventare americani».
«Lo studio che da anni portiamo avanti - spiega Martuscelli ha l’obiettivo anche di allacciare l’emigrazione storica a quella attuale. Si è ridotto il numero degli emigranti ma si è alzato il livello culturale. Tutto questo porta ad una emigrazione molto più pericolosa della prima. Nei primi decenni del Novecento le rimesse degli emigranti hanno aiutato il Banco di Napoli che stava per fallire, le stesse famiglie vivevano con le rimesse dei parenti emigrati. L’emigrazione attuale è molto più drammatica, è il capitale umano a risentirne. Ad emigrare sono i giovani laureati, ricercatori e talenti che abbiamo formato in Italia. Spenderà le proprie conoscenze per migliorare la vita di altri Paesi d’Europa e del mondo. Perdiamo giovani e conoscenze».
Marianna Vallone