MOSTRE
Così la Costiera amalfitana influenzò Escher
Al Comune di Salerno illustrata la retrospettiva dell’artista olandese. Atrani e Amalfi tappe fondamentali
Anteprima a Salerno della mostra di Escher che sarà ospitata nelle sale del Pan - Palazzo delle Arti di Napoli - dal prossimo primo novembre. L’evento - che proporrà una grande retrospettiva dell’artista che amò particolarmente la Campania - è stato illustrato ieri pomeriggio a Salerno, a Palazzo di Città. Con “I Racconti dell’arte: Escher. La mostra raccontata in anteprima”, il critico d’arte Sergio Gaddi ha proposto un viaggio iconografico narrato per far conoscere più da vicino il visionario genio olandese. Dinanzi a molti insegnanti salernitani, Gaddi ha compiuto un lettura emozionale delle quattro sezioni della mostra napoletana, soffermandosi in particolare su quella dedicata alla Campania: «Dove la costiera amalfitana – spiega Gaddi - gioca un ruolo ancora più importante: a Ravello Escher conobbe infatti la ragazza che diventerà poi sua moglie, mentre ad Atrani, alle sue case ed alle sue scale, si ispirò per la celebre opera Metamorfosi due». In generale era innamorato del sud Italia, che percorse in lungo e in largo – con i più svariati mezzi: a piedi, a dorso di mulo e di asino, in treno - e ritrasse nelle sue opere. Era particolarmente interessato anche ai vulcani: di Napoli amò disegnare il Vesuvio, della Sicilia l’Etna. Anche il paesaggio naturale e le architetture delle case meridionali lo affascinavano. Escher è stato un artista anomalo, in quanto realizzò soprattutto opere grafiche - disegni ed incisioni su legno e pietra ma la sua influenza nel mondo è stata notevole e non solo nel campo delle arti. I Pink Floyd scelsero una sua opera per la copertina di un loro celebre disco, la stessa cosa vale per lo scrittore Italo Calvino: dalla Princeton University ai cartoni animati dei Simpson, in ogni ambito è possibile trovare eco dell’arte dell’incisore olandese. Oltre alle opere del genio visionario, infatti, una sezione della mostra presenterà un’ampia sezione dedicata all’influenza che il suo lavoro e le sue creazioni esercitarono sulle generazioni successive. Dai dischi ai fumetti, dalla pubblicità al cinema: un percorso di 200 opere che parte da Escher per arrivare fino ai giorni nostri. Un altro aspetto caratterizzante la sua opera è l’amore per le scienze, in particolare l’ottica e la geometria. Seppe applicare la poesia e le suggestioni dell’arte alle leggi matematiche e geometriche, pur senza averle studiate. «L’occhio – amava ripetere – è la prima porta dell’inganno. Non bisogna fidarsi dei sensi». Di qui i suoi enigmi ottici, le costruzioni impossibili, i labirinti, i paradossi visivi, le scale che si attorcigliano su se stesse e le metamorfosi. Escher ha da sempre appassionato il pubblico e influenzato generazioni di artisti e creativi. “L’uomo che beveva il sole”: «Questa è la definizione che diedero di lui i romani – prosegue Gaddi – quando l’artista soggiornò a Roma, infatti, amava andare di notte per le strade a catturare gli effetti che la luce artificiale delle lampade produceva sui monumenti della città eterna». Nel 1935, quando il fascismo cominciò a prendere il sopravvento, Escher con immenso dolore e nostalgia lasciò l’Italia. Non potendone più ritrarre i paesaggi, decise allora di dedicarsi ai luoghi interiori, quelli delle mente e dell’anima. La mostra - concepita come un excursus approfondito nella vita e nei temi che hanno caratterizzato il segno artistico inconfondibile di Maurits Cornelis Escher – è promossa dall’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e prodotta dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con la M.C. Escher Foundation. I curatori dell’evento artistico - visitabile al Pan fino al 22 aprile 2019 – sono Mark Veldhuysen e Federico Giudiceandrea.
Paolo Romano
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