PASSEGGIATE NELLA STORIA
Clemente Tafuri, pittore vivace e irrequieto
L’artista salernitano si fece conoscere in tutto il mondo per la sua pennellata decisa che dava voce alla vita quotidiana
In una bella monografia dal titolo “Clemente da Salerno, poeta del colore”, pubblicata nel 1952, Settimio Mobilio, avvocato e critico d’arte, sottolineava come Clemente Tafuri, noto pittore salernitano, avesse sempre seguito la sua strada, cioè gli impulsi del suo istinto e della sua anima, senza seguire alcuna scuola o corrente artistica. E aggiungeva: «In arte pura non vi sono scuole, perché l’arte è manifestazione spontanea della persona, è attività di pensiero e di sentimento che trae dall’io le sorgenti delle sue espressioni». Un giudizio in perfetta sintonia con l’affermazione che l’artista amava ripetere: «Io seguo me stesso». Cioè il proprio sentimento, il proprio stato d’animo.
Nato a Salerno il 18 agosto 1903, dopo una prima formazione presso la bottega di un ornatista salernitano, Tafuri frequenta l’Accademia di Belle Arti di Napoli dove si segnala subito con una pittura dal tratto originale e dal cromatismo vivido e solare, erede del colore e della luce intensa della pittura napoletana del tardo Ottocento, di cui sarà considerato uno degli ultimi rappresentanti, sulla scia di Giuseppe De Nittis, Antonio Mancini, Michele Cammarano, Vincenzo Irolli e pochi altri. Una pittura che, grazie al genio dei suoi rappresentanti, resisteva, soprattutto nelle esposizioni romane e parigine, ai colpi dei nuovi movimenti artistici che si facevano strada in Europa e in Italia.
Quando Tafuri espose a Parigi nel 1951, infatti, nella galleria Bernheim-jeune al numero 83 di rue Faubourg Saint-Honoré, il critico Pierre Andrien scrisse su “Le point de l’art”, tra le riviste d’arte più note e prestigiose di Francia, che nei dipinti dell’artista salernitano non c’era «nessun bluff, nessun pugno nello stomaco, ma soltanto una bellezza sfolgorante». Nelle sue rappresentazioni della vita quotidiana, dove i protagonisti sono contadini, operai, pescatori, pescivendole, scugnizzi e zingarelle, appare tutta la drammaticità e il pathos del realismo salernitano e napoletano Nei ritratti e nei soggetti di vita popolare si trova tutta l’essenza dell’artista.
Molto famose sono le sue incantevoli vedute della costiera amalfitana e paesaggi marini con barche, pescherecci. La pennellata vigorosa e vivace, il colore intenso, pastoso ed esuberante, l’espressività delle figure e il fascino dei paesaggi decretano il successo delle sue opere in Italia e all’estero. La sua pittura ne rispecchia il carattere deciso e la personalità vivace e irrequieta che lo spingono a viaggiare con grande frequenza in tutta Italia, in modo particolare negli anni della seconda guerra mondiale. Fiume, Milano, Roma e Ravello, oltre che la sua amatissima Salerno saranno le sue mete privilegiate prima dell’ultimo, definitivo trasferimento a Genova dove morirà l’11 dicembre del 1971. Nel corso della sua lunga carriera partecipa a numerose e importanti mostre, in Italia e all’estero, ottenendo prestigiosi riconoscimenti.
Gli vengono dedicate personali a Genova, Roma, Napoli, Cannes, Marsiglia e Losanna, in ciascuna delle quali riscuoterà successi e soddisfazioni. Tra gli anni Trenta e Sessanta del secolo scorso è assai conosciuto e apprezzato anche come cartellonista pubblicitario, illustratore di cartoline e di collane librarie, dedicandosi spesso a illustrare episodi della seconda guerra mondiale per riviste e magazine. Realizza pure un bel ritratto dell’allora principe ereditario Umberto II di Savoia e della regina Elena di Montenegro. Collabora come illustratore, sulla scia del grande Achille Beltrame, alla “Domenica del Corriere”, storica e popolarissima rivista settimanale italiana fondata a Milano nel 1899. Nel 1950 esegue una serie di dipinti a carattere storico per l’aula consiliare del Comune di Cava de’ Tirreni. A Salerno, nel 1970, un anno prima della sua morte, viene organizzata una mostra antologica delle sue opere nel Salone dei Marmi del Municipio.
Numerose sue opere sono conservate presso i Musei Vaticani, nel Municipio di Cava de’ Tirreni, nel Palazzo dei Crociati a Milano. Una tela che ritrae San Matteo realizzata dal maestro Tafuri nel 1936, fu donata dalla città di Salerno per la presa d’Etiopia e si trova oggi nella cattedrale di Addis Abeba. Di Clemente Tafuri particolarmente conosciuto è il dipinto raffigurante il vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri Salvo d’Acquisto - giovane eroe in odore di santità - oggi in mostra presso il Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri di Roma. Clemente Tafuri è da anni un pittore ormai quasi dimenticato dalla città che gli diede i natali. Sull’onda emotiva provocata dalla sua scomparsa, Salerno gli intitolò un tratto dello splendido lungomare, esattamente quello che va da piazza della Concordia ai giardinetti per i bambini di fronte al Forte La Carnale che lo domina dall’alto. È il lungomare di riferimento del quartiere Torrione.