L'INTERVISTA
Carlo Lucarelli: «Ora vi presento Léon, un ritorno alle origini»
Lo scrittore sarà stasera a Salerno per il “Fuorifestival 2021”
Ospite dell’ultimo incontro del “Fuorifestival 2021”, organizzato dall’associazione Duna di Sale, lo scrittore, sceneggiatore e conduttore televisivo Carlo Lucarelli che presenta - alle 18 presso il Teatro Genovesi a Salerno - il libro “Léon” (Einaudi): modera lo scrittore Corrado De Rosa.
Carlo Lucarelli, riprende il personaggio di Grazia Negro. Con quale metodo e con quale stile uno scrittore d’esperienza torna a occuparsi di una sua creatura?
Non vi è una regola precisa. Lo stile è sempre il mio consueto, una scrittura che si alterna dalla prima alla terza persona e un modo di raccontare che sia molto legato ai sensi. Quando si conclude una storia si ha sempre la curiosità di andare a sapere come si trasformano le vicende che chiudono l’ultima pagina del libro e quale sia il destino dei personaggi che ruotano intorno al protagonista. Quando lo scrittore si accorge che sono maturi i tempi per un’altra storia ecco che quel personaggio torna e lo fa con il suo linguaggio e il suo stile.
L’ambientazione nei suoi libri è sempre molto curata, in particolare la città di Bologna. Come cambia la percezione della lettura di una città che vuole essere protagonista di un giallo?
Il romanzo giallo riesce a raccontare in maniera efficace il periodo storico, il carattere di una persona ma anche un ambiente sociale e dunque anche di una città. Di una città raccontiamo le strade, gli abitanti, la sua vera carne. E il delitto. Raccontare il delitto significa quasi raccontare uno squarcio in questa realtà, qualcosa che non dovrebbe accadere. Raccontiamo le strade, facendo collimare storie apparentemente incredibili che se non agganciate a una realtà al lettore sembrerebbero delle favole. Raccontiamo anche mestieri, come il poliziotto. La città, inoltre, muta sempre e questo mutamento è di spunto notevole per il racconto.
E il personaggio del serial killer come è mutato negli anni?
La figura del serial killer ha subito un forte cambiamento. Da mostro che agisce per il suo lato oscuro, è divenuto rappresentazione del disagio sociale: è serial killer per un motivo preciso, motivi sicuramente patologici ma si muove all’interno di una società che lo ha prodotto e che in qualche modo lo rispecchia. Ci siamo resi conto, a un certo punto, che non stavamo raccontando il mostro ma il prodotto di una società. Si pensi a film come “M-Il mostro di Düsseldorf” con Peter Lore, mostro all’interno di una Germania che stava per produrre il Nazismo.
Lei ha raccontato in tv i casi più controversi della storia...
Con che metodo si riesce a fare storia senza cadere nel complottismo ma allo stesso tempo portando fuori ogni verità?
Attenersi ai fatti e raccontare tutte le ipotesi con attenzione ma senza mai cadere nel complottismo più esasperato. Partire da fatti accertati che possono anche essere discussi ma non senza un rigoroso studio delle fonti.
Stefano Pignataro