PASSEGGIATE NELLA STORIA

Angelo Patri, “primo” pedagogo dell’infanzia

Da Piaggine in America per seguire la famiglia: si affermò come “uomo di scuola” e supervisore dei programmi educativi

Nel cuore del Cilento antico, adagiata su un declivio del fiume Calore, Piaggine è uno dei centri più interessanti e rappresentativi del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Nel suo territorio, infatti, si coniugano al meglio le variegate qualità ambientali dell’entroterra cilentano: boschi secolari, scintillanti corsi d’acqua, rupi e picchi rocciosi, caverne, terreni carsici e rigogliosa macchia mediterranea. Il borgo, di impianto medievale, raccolto in un suggestivo grumo di case unite tra loto da un fitto ricamo di stradine, vicoli, scale e caruggi, si apre in un ampio piazzale dal quale è possibile ammirare l’incantevole spettacolo di una cascata che, sotto un ponte medievale a dorso d’asino, si tuffa con grande fragore nelle acque del Calore. Tra queste case, in quest’atmosfera da “albero degli zoccoli” nacque , il 26 novembre 1876, Angelo Petraglia, secondogenito di Nicola e di Carmela Conte, umili contadini. La sua infanzia, nonostante le modeste condizioni familiari, fu allegra e spensierata, grazie soprattutto alla figura del padre, sempre pronto a stimolarne curiosità e fantasia con racconti e ricordi di fatti e di personaggi della storia che consentivano ad Angelo non solo di evadere dal minuscolo mondo in cui viveva ma anche a stimolarne l’amore per il sapere.

Il padre era per Angelo un punto di riferimento ineludibile, l’esempio da seguire per il senso di sicurezza che sapeva infondere e per la calma e il coraggio che dimostrava nei momenti difficili. Nel 1880, consapevole di dover dare una svolta alla propria vita per il futuro della famiglia, Nicola Petraglia lasciò Piaggine e si imbarcò a Napoli diretto negli Stati Uniti d’America, nella Little Italy newyorchese, dove l’anno successivo fu raggiunto dalla moglie, dalla figlia e da Angelo che aveva solo 5 anni. All’atto della registrazione anagrafica Nicola, al suo arrivo, si era visto modificare, per errore di trascrizione, il suo cognome da Petraglia in Patri, per cui anche i figli assunsero il nuovo cognome. I primi anni americani non furono facili. Alle difficoltà di ambientamento si unirono anche vicende familiari, tristi e liete: la morte della figlia, avvenuta il giorno di Natale del 1882, la nascita di tre figlie negli anni successivi, la salute cagionevole di Angelo che gli impedì, per qualche anno, di frequentare la scuola. Quando la sua presenza divenne assidua rivelò subito grandi doti per gli studi, tanto da essere ammesso al “City College” di New York, dove ottenne il “Bachelor of Arts” nel 1897 e poi alla “Columbia University”, dove conseguì il “Master of Arts” nel 1904. Fu insegnante a New York dal 1898 al 1908, per diventare poi Preside della “Public School 4”, primo italo-americano a raggiungere la carica di Direttore didattico in una scuola pubblica degli Stati Uniti. Nel 1913, fu promosso Preside della “Junior High School 45”, nel Bronx a New York. Encomi, riconoscimenti e onorificenze gli vennero attribuiti nel dopoguerra: dal “City College” (che gli conferì la Townsend Medal) al Governo italiano che lo premiò per il suo impegno quale direttore dell’American War Relief in Italy.

Pedagogista di vasta cultura, promosse nuovi sistemi didattici e fu autore di numerosi testi di pedagogia e libri per l’infanzia. Quel “cafoncello”, sbarcato a New York, diventò un affermato pedagogista, consulente e supervisore dei programmi educativi della New York City Radio Board. Illuminante, per quanto concerne il pensiero, l’opera e la personalità di Patri, è il pregevole saggio di Ambrogio Ietto, nota figura di pedagogista, di educatore, di “uomo di scuola” e di studioso - di origini cilentane dal titolo “Angelo Patri, da emigrante a schoolmaster” - pubblicato dalle edizioni Plectica di Salerno nel 2006. Il libro ricorda e tratteggia, con acutezza di analisi ed eleganza di stile, la straordinaria figura del piagginese, tra le più importanti del Novecento, caduta - secondo Ietto - forse troppo jn fretta nell’oblio della memoria storico-culturale del nostro Paese. Di Angelo Patri, in realtà, non vi è traccia, se non labilissima, nei manuali classici di storia della pedagogia, da quello di Giorgio Chiosso a quello di Franco Cambi, solo per citarne quelli più in uso nelle accademie.

Dopo la partenza, a cinque anni, Angelo Patri non ebbe più modo di tornare al suo paese natale. Venne in Italia nel 1927 per studiare il sistema scolastico italiano e fu accompagnato, nella visita alle scuole modello, da Giuseppe Lombardo Radice, illustre pedagogista italiano, che ricordò questa esperienza nel suo libro “Una visita di Angelo Patri (1928)”. Nel viaggio in Italia, Patri arrivò fino a Paestum, dove incontrò anche dei pastori di Piaggine fermandosi a parlare con loro con profonda e sincera commozione. Ma non volle tornare a Piaggine, forse temendo una probabile, forte emozione, che non averebbe giovato alla sua salute. «Una figura - conclude Ambrogio Ietto - ancora capace di parlare alla mente e al cuore di coloro che vogliano autenticamente educare». Angelo Patri morì il 13 settembre 1965 a Danbury, nel Connecticut.