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Nuovo riconoscimento per la biografia di Giuseppe Gracceva

Il volume di Massimiliano Amato finalista al più antico e prestigioso premio di letteratura resistenziale
Nuovo riconoscimento per la biografia di Giuseppe Gracceva

Il volume “Gracceva. L’avventurosa vita del partigiano che salvò Pertini e Saragat” (Arcadia Edizioni), scritto dal giornalista salernitano Massimiliano Amato, è tra le 11 opere selezionate per il Premio Letterario “Della Resistenza” Città di Omegna 2025.

Dopo la finale del Premio Fiuggi Storia 2024, un altro riconoscimento particolarmente prestigioso per la biografia del Maresciallo Rosso, capo militare delle formazioni armate socialiste durante il periodo dell’occupazione tedesca di Roma. Nel dopoguerra, Giuseppe “Peppino” Gracceva si stabilì per una ventina d’anni a Salerno, dove tuttora vivono gran parte dei suoi eredi.

Il “Della Resistenza” è tra il più antico e prestigioso premo di letteratura resistenziale, istituito nel 1959: della giuria hanno fatto parte intellettuali del calibro di Guido Piovene, Mario Soldati, Sergio Antonielli, Carlo Salinari, Adriano Seroni, Mario Spinella, Paolo Spriano, Gianni Rodari, Cesare Zavattini, Rossana Rossanda, Orio Vergani, Raffaele De Grada, Filippo Frassati, Italo Calvino, Franco Fortini, Mario Gozzini, Francesco Flora, Furio Jesi, Ruggero Orfei.

E nell’albo d’oro delle ultime edizioni si trovano i nomi, tra gli altri, di Gherardo Colombo, Tahar Ben Jelloun, Vincenzo Cerami, Roberto Benigni, Ryszard Kapuscinski, Cesare Garboli, Giorgio Boatti, Giulietto Chiesa, Vauro, Nuto Revelli, Susan Sontag, Guido Crainz, Angelo Del Boca, Roberto Saviano, Marco Paolini, Anna Bravo, Giuseppe Catozzella.

La cerimonia conclusiva il 12 maggio a Omegna, sul lago d’Orta in Piemonte, città natale di Gianni Rodari. “Incrocio le dita e attendo fiducioso. Ma essere in finale nell’anno ottantesimo della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo rappresenta, per me, già una grande vittoria. Che dedico, è ovvio, a Peppino Gracceva, uno di quelli grazie ai quali possiamo festeggiare il 25 Aprile”, ha scritto sul proprio profilo Facebook l’autore salernitano, condirettore della storica rivista del socialismo italiano Critica Sociale, e direttore responsabile de Il Lavoro, periodico fondato a Salerno nel 1922 da Luigi Cacciatore.

Nel suo libro, Amato ricostruisce, sulla base di una ricca documentazione proveniente da archivi pubblici e privati, l’esemplare parabola di un eroe della Resistenza, dall’antifascismo degli esordi, nelle cellule clandestine comuniste attive a Roma, fino alla Guerra di liberazione dall’esercito di occupazione nazista, durante la quale il Maresciallo Rosso si distinse per il suo coraggio e la sua determinazione. Fu lui a coordinare la clamorosa evasione di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, due futuri Presidenti della Repubblica, dal carcere di Regina Coeli, nel gennaio 1944. E, una volta catturato a sua volta e rinchiuso nella prigione nazista di via Tasso, resistette alle torture delle SS per circa 60 giorni, senza tradire i suoi compagni di lotta.

Fu tra i fondatori dell’A.N.P.I., a cui dedicò le sue migliori energie nel dopoguerra, e membro della Consulta Nazionale, lo speciale “parlamentino” che operò tra la Liberazione e l’insediamento dell’Assemblea Costituente.

Alla sua morte, nel settembre del 1978 a Roma, il Presidente Pertini, da poco eletto al Quirinale, in segno di riconoscenza volle che gli fossero tributati gli onori di Stato.

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