Colline di ulivi, giovani e rigogliosi o robusti e secolari, caratterizzano il territorio del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Nel Cilento la storia di intere famiglie è legata a queste piante, molte delle quali secolari, da cui per secoli hanno tratto sostentamento attraverso la produzione di olio.
Chi percorre alcune strade, sia quella che costeggia il mare da Agropoli fino a Sapri, passando per Pisciotta e Palinuro, sia quella che attraversa le colline nel golfo di Policastro, il Monte Stella o ancora i paesi degli Alburni, trova distese verdeggianti di uliveti. Sono gli stessi che hanno ispirato il poeta Giuseppe Ungaretti quando nel 1933, durante una visita nel sud della provincia di Salerno scrisse: “Ulivi, sempre ulivi! In mezzo sono ulivi, come pecore a frotta”, esprimendo con le parole un’immagine che più di altre rappresenta il Cilento.
Le origini dell’albero di ulivo si perdono nella notte dei tempi e sono ancora in parte sconosciute. Probabilmente originarie dell’Asia Minore, in Italia arrivò a partire dal VIII sec. a.C., con la colonizzazione greca. I numerosi studi che si sono concentrati sui benefici per la salute dell’olio di oliva, sono molto minori rispetto a quelli che invece hanno preso in oggetto le olive stesse.
Nel Cilento l’olio extravergine costituisce l’elemento basilare della Dieta mediterranea. Di questo prodotto e del suo frutto ne aveva scritto il biologo e nutrizionista americano, Ancel Keys che a Pioppi a partire dal 1962, dopo anni di studi e ricerche tra gli abitanti, era giunto a conclusione che l’alimentazione fatta di legumi, pesci, pasta e verdure, condite con olio locale, rappresentasse il segreto di buona salute e longevità. I suoi benefici sono numerosi: combatte il diabete e protegge il fegato, riduce il rischio di cancro al seno o al colon, previene l’Alzheimer, protegge cuore e arterie, aumenta il senso di sazietà, riduce il rischio di ictus e osteoporosi e contiene molti antiossidanti. Nel caso specifico dell’olio, la quantità di polifenoli incide anche sulle sue caratteristiche organolettiche, da cui scaturisce il gusto amaro e piccante che ne assicura la qualità. In Italia esistono tantissime varietà di olive.
Solo in Campania le varietà autoctone catalogate sono oltre 60: la Pisciottana, la Salella, Ogliarola, Frantoio, Leccino e Rotondella quelle che si trovano nel Cilento. Tra questi l’oliva salella ammaccata del Cilento fa parte dei Presidi Slow Food. Sono olive che vengono ammaccate con una pietra di mare e trasformate in conserva con una una salamoia con acqua, sale, alloro e finocchietto selvatico. La Pisciottana è la varietà più diffusa nella provincia di Salerno e nel Cilento dopo la Rotondella. La si trova soprattutto da Agropoli a Sapri, dove rappresenta la varietà dominante. Il nome deriva dal comune in cui essa è l’unica varietà esistente, Pisciotta. L’importanza della Pisciottana nel Cilento va oltre l’aspetto produttivo; è legata, infatti, alle tradizionali olive ammaccate, e ad una storia. Proprio a Pisciotta, nel cuore antico del Parco nazionale, potrebbe nascondersi l’albero di ulivo più antico del mondo che risalirebbe a circa 4500 anni fa.
Anche la Rotondella è una varietà molto diffusa nel salernitano e nel Cilento. Probabilmente, osservando la grandezza e l’età di alcuni esemplari, potrebbe essere stata introdotta dai Focesi all’epoca della fondazione di Velia, nel VI secolo a.C. E’ molto apprezzata per produttività, resa e qualità dell’olio.