Tullio Solenghi e Massimo Lopez saranno al Teatro Verdi di Salerno – da stasera a sabato (ore 21) e domenica (ore 18)- con il nuovo spettacolo di arte varia “Dove eravamo rimasti”, scritto da entrambi con la collaborazione di Giorgio Cappozzo e la Jazz Company diretta dal maestro Gabriele Comeglio.
Solenghi, il titolo preannuncia uno spettacolo assolutamente da non perdere. Cosa porterete in scena?
Portiamo in scena il nostro marchio di fabbrica. Sorrido quando mi chiedo quale sia la trama del nostro spettacolo. La nostra è una “non trama”, da sempre, fin dai tempi del Trio con Anna Marchesini, quando la successione degli episodi era dovuta magari a una casualità di una parola, di un gesto. Abbiamo il supporto prezioso della Jazz Band. Lo spettacolo si arricchisce di uno schermo con immagini che accompagnano il pezzo. C’è una lectio magistralis di Vittorio Sgarbi, un inedito duetto Mattarella-Bergoglio, un omaggio all’avanspettacolo, una parte musicale, c’è di tutto e di più. Ci sarà una incursione dal paradiso di alcuni personaggi e un momento dedicato ad Anna, come sempre.
Anna Marchesini il 19 novembre avrebbe compiuto 70 anni. Cos’ha rappresentato per lei, per il pubblico e per il Trio?
Per il pubblico se ne è andata la più grande attrice della sua generazione, per noi se ne è andata un’amica, una sorella, una compagna di viaggio, una complice. La sua assenza ci pesa ancora di più ma senza retorica abbiamo sempre l’impressione di averla con noi in scena. Ci siamo plasmati ognuno sugli altri due, portiamo i segni di Anna nel nostro cuore.
Ci racconta un aneddoto di allora, del Trio?
Ai tempi delle nostre parodie delle telenovelas, dove Anna faceva la parte di Dolores, fummo invitati, scelti dalla Rai, a un evento con tutte le tv del mondo a New York. Durante la serata ognuno aveva avuto dei posti designati, io e Massimo insieme, e Anna capitò in un tavolo lontano, vicino a un uomo attempato che continuava a dedicarle attenzioni. Ogni tanto lei si girava smarrita verso di noi, per chiedere conforto. Con una scusa l’abbiamo portata via e ci ha detto: «Sapete chi era quell’uomo? Il proprietario di Rete Globo», (quella che allora portava in Italia le telenovelas). Mi ha proposto di lavorare in Sud America, per lui sono l’attrice ideale per le telenovelas». Aveva fatto la corte artistica all’attrice che in Italia continuava a fare le parodie delle attrici di telenovelas. Ne ridiamo ancora oggi.
Tullio, si ricorda invece la sua prima imitazione?
È stato Enzo Biagi. Temevo sempre di incontrarlo, non sapevo come l’avrebbe presa. Un giorno eravamo a un festival per la consegna di un premio televisivo, si aprono le porte dell’ascensore e me lo trovo davanti. Lui mi guarda e mi fa (imita la voce, ndr): «Che strano. È la prima volta che incontro me stesso». Con quella battuta mi tolse dall’imbarazzo.
Come è Massimo Lopez?
È un fratello. Tra noi c’è una di quelle situazioni per cui basta che uno alza un sopracciglio per capire cosa voglia dire l’altro. C’è una tale coesione e identità a due. Condividiamo lo stesso modo di intendere la comicità e fare ironia. Un porto sicuro reciprocamente l’uno per l’altro.