Salerno

Un indagato per la morte di Mariana 

È il muratore di Vietri già in carcere per l’omicidio di Pagani. Oggi nuova autopsia sulla vittima dopo il test del dna

SALERNO. Potrebbe esserci una sola mano, quella del muratore Carmine Ferrante, dietro l’assassinio a Pagani della prostituta bulgara Nikolova Temenuzhka e l’altro a Salerno della 19enne romena Mariana Tudor Szekeres, trovata cadavere nel maggio dello scorso anno in un terreno incolto tra via San Leonardo e la zona industriale. È la pista che stanno seguendo gli inquirenti, che dopo aver sottoposto nello scorso novembre Ferrante al test del Dna hanno ora deciso una nuova autopsia sul corpo della “lucciola” romena, notificando al 36enne di Vietri sul Mare un avviso in cui risulta indagato di omicidio. Per il caso di Nina – così veniva chiamata la donna trovata cadavere a Pagani il 19 agosto del 2016 – l’uomo è già in custodia cautelare in carcere e la Procura di Nocera ha chiesto il giudizio immediato. Che possa essere coinvolto anche nel delitto di Salerno i sostituti procuratori Maria Chiara Minerva e Claudia D’Alitto lo sospettano dall’autunno, quando lo sottoposero in carcere a un prelievo forzoso di dna per confrontarlo con le tracce trovate sul corpo della giovane prostituta uccisa a maggio. Da allora è probabile che i magistrati abbiano acquisito (con l’esito di quel test genetico o nel prosieguo delle indagini) ulteriori elementi a carico dell’operaio, tanto da iscriverlo sul registro degli indagati e disporre sulla vittima un ulteriore esame autoptico per cercare riscontri.
Che le indagini potessero essere a uno snodo cruciale doveva essere chiaro agli investigatori già due mesi fa, quando il 3 maggio rigettarono l’istanza di liberazione della salma presentata ventiquattr’ore prima dall’avvocato Giovanni Alfinito per conto del marito della donna. Oggi anche lui potrebbe nominare un consulente di parte per l’autopsia, prevista nel primo pomeriggio dopo che alle 11.30 sarà conferito l’incarico al medico legale individuato dalla Procura. A orientare su Ferrante i sospetti dei poliziotti della Squadra Mobile – coordinati prima dal vice questore Tommaso Niglio e poi dalla collega Lorena Cicciotti che lo ha sostituito alla guida della Mobile – sono state tra l’altro le modalità degli omicidi, che appaiono entrambi dovuti a uno strangolamento. Il 36enne continua a negare ogni responsabilità anche nella morte di Nina, ammettendo di essere stato con lei quella sera ma sostenendo di averla lasciata ancora in vita quando si è rimesso alla guida dell’auto, in cui gli inquirenti hanno trovato un orecchino e un bracciale di lei. Per la Procura di Salerno, invece, potrebbe essere lui anche l’assassino di Mariana, una sorta di serial killer che dopo aver ucciso le sue vittime le avrebbe abbandonate nella sterpaglia.
Non ci sono invece elementi per contestargli l’omicidio della prima delle tre lucciole uccise in meno di un anno: Alina Roxana Ripa, trovata senza vita il 31 dicembre del 2015 nella stessa zona dove fu lasciato il cadavere di Mariana, anche lei riversa faccia a terra nel terreno e con i pantaloncini abbassati. Per la sua morte il sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello ha seguito un’altra pista, ritenendo che ad assassinarla siano stati il suo sfruttatore, l’albanese Kadiu Ilir, e il connazionale Marku Kristian. La ricostruzione accusatoria non ha retto, però, davanti al giudice dell’udienza preliminare Renata Sessa, che il 16 maggio ha esaminato la vicenda con il rito abbreviato e ha emesso per entrambi gli imputati una sentenza di assoluzione dall’accusa di omicidio, condannandoli soltanto per sfruttamento della prostituzione. La Procura aspetta il deposito delle motivazioni per valutare il ricorso in appello, ma intanto la morte della 34enne romena resta senza colpevoli. Di lei si sa che la sera del 23 dicembre (data a cui viene fatto risalire l’omicidio) era venuta a Salerno in auto con Ilir e un’altra persona, da San Cipriano d’Aversa dove viveva con altri stranieri. Mariana Szekeres, invece, abitava con il marito in una traversa di via Settimio Mobilio, insieme ad altre due prostitute che dopo la sua morte hanno preferito allontanarsi dalla città. Da allora la sua salma è in una cella frigorifera dell’obitorio del Ruggi, dove oggi sarà eseguita la nuova autopsia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA