Sposo a sua insaputa: tradito dall’amico 

I documenti dalla Farnesina rivelano la verità: il passaporto di De Simone è stato falsificato, la foto è di un altro salernitano

«Sono sempre le persone vicine a farti del male». Amare parole di Alfredo De Simone, 40enne di Pastena, all’indomani d’una scoperta dal sapore agrodolce, che arreca sollievo, sì, ma pure dolore. L’enigma dello “sposo a sua insaputa” – il salernitano è divenuto famoso in tutt’Italia dopo esser venuto a conoscenza d’avere già una moglie dominicana richiedendo all’Ufficio anagrafe del Comune, a luglio 2020, lo stato di famiglia per il mutuo e le nozze con la sua amata Gilda Irollo, 33 anni – s’è risolto nella tarda serata di giovedì, quando l’avvocato Assunta Mutalipassi, all’esito d’intricate indagini difensive, ha ricevuto le sudate carte dal ministero degli Esteri, che a sua volta le ha ottenute dall’Ambasciata d’Italia a Santo Domingo. Si dice che le fotografie parlano da sé: se è vero, allora urla quella che è in bella mostra sulla fotocopia del passaporto allegato alla richiesta – rivolta al Comune di Salerno – di trascrizione dell’atto d’un matrimonio celebrato il 10 luglio del 2014 nella Oficialía del Estado Civil di Santo Domingo.
La foto di un altro. I dati anagrafici sono quelli di Alfredo, sì, ma il volto immortalato non è suo. «Io quello lo conosco», ha riferito il malcapitato al suo avvocato non appena ha visto quella faccia. Era un suo amico, una vita fa. «Un amico di un amico, a dirla tutta», racconta il 40enne. «È di Salerno, è un mio coetaneo. Qualche volta ci siamo incontrati ed io gli ho parlato di questa vacanza nella Repubblica Dominicana. E poi è partito pure lui, e s’è innamorato così tanto di quel posto da rimanerci». Nel 2014, al tempo delle nozze misteriose, viveva lì. Ora abita di nuovo all’ombra del Castello Arechi. «Quando seppi dell’accaduto gli telefonai – ricorda Alfredo – e lui faceva il sorpreso: “Com’è possibile questa cosa?”, domandava. Poi s’è raffreddato». Ora il motivo del gelo è chiaro. «M’ha fatto male – continua – sapere d’essere truffato da un amico, ma sono sempre le persone vicine a farti più male».
La fiducia di Gilda. Ci sono pure quelle che ti fanno del bene, però, ché quella di Gilda è l’altra faccia d’una storiaccia che mezza Italia ha vissuto alla stregua d’una barzelletta e che invece è un dramma per due innamorati che non possono coronare il sogno d’una vita insieme. La giovane, originaria di Portici, è stata pure derisa sui social per essersi sempre fidata del suo uomo. Da giovedì notte, invece, è ancore più certo che, quando è costruito sulla fiducia, Amor omnia vincit: «Adesso è palese – dice la giovane – che Alfredo non ha fatto nulla e che è stato truffato». Il tono di voce di Gilda ora è disteso: «Sono decisamente più rilassata. Quando Assunta (l’avvocato, ndr) ci ha raccontato tutto, è stata una liberazione». E sulle righe storte la vita scrive dritto, perché «ora sono in dolce attesa, quasi al terzo mese. E quindi ci manca soltanto il matrimonio...».
La battaglia continua. Non sarà immediato: la battaglia è in discesa, sì, ma non è ancora finita. «Ci muoveremo in sede penale – spiega l’avvocato Mutalipassi – e laddove il reato venisse considerato prescritto dimostreremmo d’esserne venuti a conoscenza soltanto adesso, e al contempo procederemo pure sul piano civile, rappresentando al giudice che il matrimonio è falsato, provandolo con la documentazione». Prove che l’avvocato ha raccolto mentre in pochi le davano ascolto: «Ho portato avanti le indagini difensive a tutto spiano, chiedendo l’accesso agli atti al Comune di Legnano (dove risiede la dominicana che nel frattempo – misteriosamente lei c’è riuscita – s’è risposata, ndr) e a quello di Salerno, all’Ambasciata della Repubblica Dominicana e a quella italiana a Santo Domingo». Muri di gomma: da Palazzo Guerra le hanno riferito addirittura di non poter consegnarle gli atti, ma al massimo una relazione su “quello che c’è da sapere”. «A quel punto mi sono rivolta alla Farnesina ed è pervenuta la documentazione che ha sciolto il nodo: la foto non è del mio assistito», Di qui il sorriso d’una legale che ormai per Alfredo e Gilda è un’amica: «È una grande gioia – dice la Mutalipassi – dopo tutto il lavoro fatto. Non ho mai mollato questo caso, c’ho messo anima e cuore come fosse mio. E una cosa è certa: chi è responsabile dovrà risarcire il mio assistito».
Il Comune silente. Rimane l’amarezza non solo per il presunto tradimento d’un amico, ma pure per una risposta che è arrivata dagli Esteri ma mai da Palazzo Guerra, come se gli 8mila e passa chilometri che separano Salerno dall’isola caraibica fossero di meno rispetto all’abisso che c’è tra Pastena e gli uffici municipali. «Io sono stato sempre tranquillo ma ho perso la bussola quando davanti a noi s’erigevano dei muri», commenta Alfredo. Ricorda i niet dei comuni, il malo modo in cui è stato trattato: «Solo col ministero degli Esteri s’è sbloccato tutto». Sullo sfondo il dubbio più atroce: «Di questo atto di matrimonio, cos’è arrivato al Comune? Io non conosco la prassi, ma se viene recapitata una semplice trascrizione, sprovvista di documenti, allora è sbagliata. Se invece non è così, e in Municipio hanno lo stesso fascicolo, compresa la fotocopia di quel passaporto falsificato, allora al Comune sono colpevoli. Ed avremmo tranquillamente evitato di perdere tutti questi anni». Epilogo (forse) della travagliata storia dei promessi sposi salernitani. Chi è don Rodrigo? Ai posteri l’ardua sentenza.
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