LA FRANA DEL 1998

Robustelli: «A Sarno come a L’Aquila: alla fine sarà colpa nostra»

Il vicesindaco, si salvò dopo 76 ore nel fango: decisione assurda

SARNO - Non bastavano le immagini di Casamicciola a riportarlo sotto quell’inferno di fango. Perché rimanere seppellito vivo sotto terra per 76 ore ti segnano per sempre. Anche se vai avanti. E anche se sono passati 24 anni da quei giorni terribili, una parte dei pensieri di Roberto Robustelli finiscono sempre a quegli attimi. Attimi infernali, che gli hanno strappato a 22 anni il sorriso del padre e della zia e l’hanno fatto crescere più in fretta del dovuto. Attualmente è vicesindaco di Sarno, quel Comune che per la Cassazione deve pagare di più nella ripartizione dei risarcimenti destinati alle vittime. Una partita in cui è coinvolto anche personalmente con la sua famiglia. Ma che, sia da politico che da cittadino, non riesce ad accettare.

Vicesindaco, ha letto l’ordinanza della Cassazione che riporta in Appello la ripartizione dei risarcimenti alle vittime?

Sì, l’ho fatto e sono indignato sia come cittadino che come esponente politico.

Ma anche lei ha diritto ai risarcimenti per chi ha perso familiari nel maggio del 1998?

Sono coinvolto insieme ai miei familiari, certo. Ma il punto non è questo.

Perché?

Questa ordinanza della Cassazione non fa altro che scaricare le colpe su un’intera comunità. Anche su chi nel maggio del 1998 non era ancora nato oppure non ha commesso errori in quella faccenda.

Questa storia come finirà secondo lei?

Ovviamente non terminerà nel giro di qualche anno. Ma ovviamente arriveremo al punto che chi vive a Sarno dovrà pagare tributi altissimi che serviranno a risarcire i familiari delle vittime, cosa che ovviamente ritengo giustissima ma non nel modo come ha deciso la Cassazione. L’amministrazione comunale, dal canto suo, se ha in cassa 3 milioni di euro e deve ripagare qualcosa come 20 milioni alle famiglie avrà la strada obbligata per farlo».

Come mai?

Le responsabilità sono state già delineate e definite in questi anni. Perché addossare la croce su un Comune che ovviamente dovrà fare cassa su tutta la sua comunità? Questo da cittadino e da politico non me lo spiego assolutamente.

C’è amarezza nelle sue parole. ..

Penso che se dopo 24 anni viene presa una decisione del genere a livello giudiziario c’è qualcosa che non funziona nel sistema italiano. Sa cosa succederà?

Cosa?

Arriveremo a quello che è già successo nella sentenza per il terremoto a L’Aquila. La colpa sarà dei sarnesi che quel 5 maggio non hanno lasciato le proprie abitazioni ed i morti ce li pagheremo pure noi».