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Riaperto Fnac: più tecnologia meno libri

NAPOLI. Dei francesi resta lo storico marchio Fnac, liquidato dal magnate François-Henri Pinault ormai attratto dai beni di lusso. Sepolto dalla ristrutturazione, il megastore di Napoli è riemerso...

NAPOLI. Dei francesi resta lo storico marchio Fnac, liquidato dal magnate François-Henri Pinault ormai attratto dai beni di lusso. Sepolto dalla ristrutturazione, il megastore di Napoli è riemerso ieri dalle sue ceneri, sotto nuove spoglie. Ora è nelle mani della Trony, società del Dps Group con sede a Milano, catena italiana leader nella grande distribuzione elettronica. Che nel giorno di apertura ha già presentato il suo biglietto da visita: più offerta tecnologica, meno libri, personale dimezzato. È il costo dell’operazione che ha portato alla cessione del marchio Fnac da parte del Gruppo transalpino Ppr. E alla decisione del tribunale di Milano di accogliere la proposta economica della Trony, affidando la gestione del megastore. Per ora in fitto. Ma se il tribunale di Milano deciderà di mettere all’asta i punti vendita, Trony avrà diritto di prelazione e del ramo d’azienda diventerà la proprietaria. Intanto resta il logo, simbolico per i tanti appassionati che ieri hanno invaso i due piani in via Luca Giordano, al Vomero. Un bagno di folla di buon auspicio, soprattutto per i 71 dipendenti su cui grava l’incubo di perdere il posto di lavoro. Solo 38 sono ripartiti con la nuova avventura, per gli altri è scattata la cassa integrazione a rotazione. Un contraccolpo anche per i visitatori, smarriti tra gli info point deserti soprattutto nei settori editoria e musica. Nessuno però rimpiange la gestione passata. I francesi hanno lasciato il marchio ma anche un brutto ricordo. La loro strategia di tenere prezzi alti senza badare troppo ai costi, secondo molti ha finito col tagliare le gambe a tutti. «Finalmente se ne sono andati – taglia corto un’addetta – e spero sia per sempre».

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