Pelli “eco-friendly” Scarti ortofrutticoli per realizzare borse 

Manifattura sostenibile ad Arzano, in campo anche Unisa I residui agricoli sostituiranno prodotti di origine animale

SALERNO. Pelle sintetica con materie prime di origine naturale, e nella fattispecie dagli scarti dell’agricoltura, per dare impulso all’economia e nel contempo lanciare un segnale decisivo sul fronte attualmente più caldo, quello ambientale. Sono questi gli obiettivi della collaborazione che ha coinvolto due atenei e una nota azienda di Arzano, da cui è nata l’idea di un vero e proprio polo della manifattura. Al centro dell’iniziativa, il rafforzamento del dialogo tra il mondo delle imprese, quello accademico e le istituzioni, per promuovere la ricerca e l’innovazione nella direzione della tanto agognata transizione ecologica, in particolare nel settore del Made in Italy e della moda, che vede la penisola in prima linea.
Il polo. Il progetto prende il nome di “Polo della Manifattura Sostenibile” ed è partito in Campania su impulso di Claudio Giaquinto, direttore industriale di P&C Srl, insieme a Vittorio Cantone, commercialista e revisore legale dell’azienda, con la collaborazione della Fondazione AdAstra. La presentazione è stata ospitata dalla sala convegni della giunta regionale, in un evento che ha visto gli interventi di Francesco Picarone, consigliere regionale e presidente della Commissione Bilancio, Danny D’Alessandro, direttore generale Assopellettieri Italia, Carlo Palmieri, vicepresidente Sistema Moda Italia (Confindustria Moda) e dell’avvocato Giovanni Moschetta.
La partnership. Il percorso che ha portato all’accordo quadro aveva preso il via a gennaio e si è ora concluso con la firma nella sala della Commissione Bilancio del Consiglio Regionale della Campania. Il focus è sulle ricerche sviluppate da due Università, che potrebbero presto segnare una svolta nella produzione di pelli tramite il riciclo di rifiuti provenienti dalla filiera agricola. Fondamentale il contributo, evidenziato anche nel documento programmatico, del dipartimento di Ingegneria Chimica dei Materiali e della Produzione Industriale dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, nelle persone dei professori Luigi Carrino e Paolo Netti, e del dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Salerno, grazie all’impegno dei professori Roberto Pantani e Gaetano Lamberti.
Il ruolo di Unisa. «La P&C srl è una società che lavora per grandi firme francesi per la manifattura di eccellenza, mentre la fondazione è molto attiva nel terzo settore - spiega il professor Lamberti di Unisa - Il nostro ruolo è individuare le composizioni e le modalità di accoppiamento delle materie, ottenendo tessuti che somiglino alla pelle artificiale con materie prime di origine naturale. L’intento è trovare soluzioni tecnologicamente valide che abbiano ricadute sull’occupazione, la produzione e l’ambiente attraverso scelte sostenibili». Una ricerca ambiziosa per la sostituzione delle pelli animali con quelle di altre origini, «ad esempio derivanti dagli scarti vegetali, in modo da salvaguardare le specie e risolvere problemi ecologici. Si sta lavorando per allargare il partenariato - puntualizza Lamberti - per far sì che l’idea arrivi prima o poi sugli scaffali».
Le applicazioni. Grazie alla partnership tra Università e imprenditoria, è possibile immaginare la realizzazione di prodotti innovativi di alta moda, «come borse, portafogli e altri oggetti di pelletteria. L’orizzonte temporale è di qualche anno: proviamo solo a immaginare cosa significherebbe, aggiungendo anche una linea di produzione: in questo momento le pelli arrivano ad Arzano dalla Francia, ma quando saranno prodotte qui, ci sarà una grande richiesta di lavoro». Ricadute occupazionali, insomma, da non sottovalutare, come l’incidenza in un’industria, quella agroalimentare, che in Campania è un punto di riferimento: «Un industria - aggiunge Lamberti - che ha un peso positivo per le sue eccellenze ma anche negativo per i rifiuti e l’ambiente: se riuscissimo a incidere anche in minima parte su questo aspetto, sarebbe un vantaggio». La ricerca del dipartimento Unisa è dunque centrata sulla realizzazione di tessuti ottenuti dagli scarti dei prodotti ortofrutticoli, mentre quella alla Federico II dalle cellule animali.
Obiettivi lavoro e ambiente. Il polo sarà strutturato come società consortile nel quale confluiranno atenei, le imprese del comparto manifatturiero e associazioni come Assopellettieri e Confindustria Moda. La sede nascerà negli stabilimenti della P&C, dove verranno trasferiti laboratori con strumenti e macchinari innovativi. L’ingresso nel polo sarà possibile solo per le aziende qualificate, sane, anche per bandire chi non è in regola, tutelandole creando una blockchain del settore. La vera sfida è mettere in pratica le direttive europee E.S.G. (Environmental, Social, Governance), ponendo la Campania in linea con altre regioni virtuose come Toscana e Marche e sviluppando nuove competenze e opportunità di lavoro per i giovani (in cantiere c’è una scuola di formazione). Il polo potrà concedere borse di dottorato, di studio e ricerca, premi e contratti per la preparazione e la mobilità di ricercatori e esperti internazionali nell’ambito di sviluppo dei progetti.
Francesco Ienco
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