Paolo VI santo, l’impegno di un paganese
Il redentorista padre Antonio Marrazzo è stato il postulatore per la canonizzazione di papa Montini
Una piazza San Pietro nel segno dei campani, quella di domenica scorsa, per le canonizzazioni di Nunzio Sulprizio, operaio 19enne di origini abruzzesi morto e sepolto a Napoli, e di don Vincenzo Romano, il parroco santo di Torre del Greco.
Ma lo era anche perché a seguire la causa più importante ed eccellente, quella che ha portato agli onori degli altari il pontefice Paolo VI, è stato un missionario redentorista originario di Pagani. Padre Antonio Marrazzo è colui che ha seguito l’iter per la canonizzazione di Giovanni Battista Montini. Nato a Pagani 66 anni fa, all’ombra della basilica dove è sepolto sant’Alfonso Maria de Liguori, fondatore della congregazione del Santissimo Redentore, padre Marrazzo dal 1986 ricopre l’incarico di postulatore generale. L’esperto di cause di santi, conosce bene tutte quelle che hanno portato alla beatificazione di religiosi redentoristi come Gennaro Sarnelli e Maria Celeste Crostarosa, è da anni che non vive nell’Agro. Ci ritorna di tanto in tanto. È a Roma, dove c’è la casa generalizia della congregazione fondata da sant’Alfonso nel 1732, da lì segue le cause di beatificazione e canonizzazione. Ordinato sacerdote nel 1978, padre Marrazzo è un fine studioso della vita dei santi, ma anche un conoscitore di teologia morale. Un vanto, insomma, per la comunità redentorista di tutto il mondo, un punto di riferimento come postulatore. Non a caso è stato scelto per il processo che ha condotto papa Paolo VI alla santità. Molto riservato, solo alla vigilia della canonizzazione del santo originario di Concesio ha illustrato chi era ed è, a suo dire, Montini. Canonizzato non perché papa, o meglio non solo, ma perché nella sua vita ha saputo incarnare gli insegnamenti di Cristo, facendone il suo criterio di vita, operando scelte coerenti, storicizzando e rendendo vivo il Vangelo nelle azioni e nelle parole di uomo, sacerdote, vescovo e pontefice. Egli ha vissuto la volontà di Dio secondo la sua epoca, cultura e carattere.
È santo per come ha vissuto la sua umanità. «Montini era sì pontefice, ma lui ci teneva a mettere la stola, durante i viaggi, anche quando incontrava i capi di Stato, perché lui si presentava come sacerdote», ha detto Marrazzo nel WebDoc “Paolo VI. Un uomo, un Papa, un Santo”. A margine della presentazione del documentario in Filmoteca Vaticana, il redentorista ha parlato di un momento di grande travaglio vissuto da Montini, ovvero i giorni del rapimento dell’amico fraterno Aldo Moro. «Paolo VI era disposto ad offrirsi al suo posto, a diventare martire, pur di salvarlo», ha fatto notare il postulatore, secondo il quale nella biografia del prossimo santo resta ancora da indagare a fondo «l’aspetto umano». Considerati i miracoli operati sui feti e il suo magistero, Marrazzo indica Paolo VI «protettore della vita nascente».
Intanto, lo storico paganese Fiorentino Di Nardo ha scovato un documento che attesta la presenza del santo, all’epoca assistente nazionale della FUCI, nell’Agro nocerino sarnese. Nel 1927, il 17 gennaio, Giovanni Battista Montini con monsignor Bartolomeo Mangino ha incontrato gli universitari allo stadio di Nocera per l’inaugurazione dell’anno sociale della Federazione universitaria cattolica italiana. Probabilmente sarà tornato pure qualche anno dopo, perché il 24 novembre 1976, incontrando i direttori dei santuari mariani, citò la Madonna delle galline. (s. d’a.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Ma lo era anche perché a seguire la causa più importante ed eccellente, quella che ha portato agli onori degli altari il pontefice Paolo VI, è stato un missionario redentorista originario di Pagani. Padre Antonio Marrazzo è colui che ha seguito l’iter per la canonizzazione di Giovanni Battista Montini. Nato a Pagani 66 anni fa, all’ombra della basilica dove è sepolto sant’Alfonso Maria de Liguori, fondatore della congregazione del Santissimo Redentore, padre Marrazzo dal 1986 ricopre l’incarico di postulatore generale. L’esperto di cause di santi, conosce bene tutte quelle che hanno portato alla beatificazione di religiosi redentoristi come Gennaro Sarnelli e Maria Celeste Crostarosa, è da anni che non vive nell’Agro. Ci ritorna di tanto in tanto. È a Roma, dove c’è la casa generalizia della congregazione fondata da sant’Alfonso nel 1732, da lì segue le cause di beatificazione e canonizzazione. Ordinato sacerdote nel 1978, padre Marrazzo è un fine studioso della vita dei santi, ma anche un conoscitore di teologia morale. Un vanto, insomma, per la comunità redentorista di tutto il mondo, un punto di riferimento come postulatore. Non a caso è stato scelto per il processo che ha condotto papa Paolo VI alla santità. Molto riservato, solo alla vigilia della canonizzazione del santo originario di Concesio ha illustrato chi era ed è, a suo dire, Montini. Canonizzato non perché papa, o meglio non solo, ma perché nella sua vita ha saputo incarnare gli insegnamenti di Cristo, facendone il suo criterio di vita, operando scelte coerenti, storicizzando e rendendo vivo il Vangelo nelle azioni e nelle parole di uomo, sacerdote, vescovo e pontefice. Egli ha vissuto la volontà di Dio secondo la sua epoca, cultura e carattere.
È santo per come ha vissuto la sua umanità. «Montini era sì pontefice, ma lui ci teneva a mettere la stola, durante i viaggi, anche quando incontrava i capi di Stato, perché lui si presentava come sacerdote», ha detto Marrazzo nel WebDoc “Paolo VI. Un uomo, un Papa, un Santo”. A margine della presentazione del documentario in Filmoteca Vaticana, il redentorista ha parlato di un momento di grande travaglio vissuto da Montini, ovvero i giorni del rapimento dell’amico fraterno Aldo Moro. «Paolo VI era disposto ad offrirsi al suo posto, a diventare martire, pur di salvarlo», ha fatto notare il postulatore, secondo il quale nella biografia del prossimo santo resta ancora da indagare a fondo «l’aspetto umano». Considerati i miracoli operati sui feti e il suo magistero, Marrazzo indica Paolo VI «protettore della vita nascente».
Intanto, lo storico paganese Fiorentino Di Nardo ha scovato un documento che attesta la presenza del santo, all’epoca assistente nazionale della FUCI, nell’Agro nocerino sarnese. Nel 1927, il 17 gennaio, Giovanni Battista Montini con monsignor Bartolomeo Mangino ha incontrato gli universitari allo stadio di Nocera per l’inaugurazione dell’anno sociale della Federazione universitaria cattolica italiana. Probabilmente sarà tornato pure qualche anno dopo, perché il 24 novembre 1976, incontrando i direttori dei santuari mariani, citò la Madonna delle galline. (s. d’a.)
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