L'EDITORIALE

Pallone, regole e “populismo”: un cortocircuito inaccettabile

L’anello superiore della Curva Nord inaccessibile ai tifosi; il no fermo di Questura e Prefettura al maxi schermo in piazza della Libertà per la partita della Salernitana con l’Udinese. Due fatti legati tra loro che hanno provocato uno strappo senza precedenti tra la classe politica locale e gli organismi istituzionali dello Stato.

Partiamo dalla vicenda dell’apertura dell’anello superiore della Curva Nord dello stadio “Arechi” ai tifosi per la partita con l’Udinese. Malgrado i proclami estivi dell’Amministrazione, i lavori necessari per adeguarlo alle norme di sicurezza non sono stati completati. E il responsabile di questa mancanza è il Comune, padrone di casa. Ebbene, a inizio settimana, con un sussulto demagogico si è rappresentato a mezzo interviste lo sforzo in corso del governo cittadino per consentire l’accesso dei tifosi ad un luogo che, di fatto, era notoriamente inaccessibile. Alla fine il risultato è stato un clamoroso buco nell’acqua: si è aperto un settore dello stadio già accessibile agli ospiti, l’anello inferiore della Curva Nord, dividendolo salomonicamente in due, da una parte i supporter arrivati da Udine, dall’altra i salernitani.

Ancora più clamorosa la vicenda del maxi schermo: nessuno ne parla fino alle 20.48 di mercoledì scorso quando l’onorevole Piero De Luca annuncia di aver chiesto all’Amministrazione comunale di impegnarsi affinché i tifosi rimasti senza biglietto potessero assistere all’evento installandolo da qualche parte in città “in condizioni di massima sicurezza e nel rispetto delle vigenti normative in materia di sicurezza sanitaria”, chiosava. Poco dopo è iniziato il nuovo, titanico impegno del Comune affinché il desiderio del vice presidente del gruppo Pd alla Camera si avverasse. La macchina populista si è rimessa in moto, indicando anche il luogo dove l’evento si sarebbe consumato: piazza della Libertà, la stessa location concessa a San Matteo, patrono della città, omaggiato di una messa sul sacro suolo inaugurato nel bel mezzo della scorsa campagna elettorale per le Amministrative in città. Ma anche qui un buco nell’acqua: i tre piani presentati dall’Amministrazione sono stati tutti bocciati dai responsabili dell’ordine pubblico, il questore e il prefetto. Un “no” fermo al quale il Comune - che in ossequio ai diktat pandemici regionali è arrivato a chiudere persino uno dei luoghi aperti più sicuri della città, il Lungomare - ha risposto domenica mattina con una nota che dire piccata è poco: se il maxi schermo non si è fatto è stata colpa “dei responsabili istituzionali dell’ordine pubblico” che avrebbero richiesto misure di sicurezza “ulteriori rispetto a quelle già rigorose per la disciplina in vigore”.

Il piano del Comune, si affermava, era perfetto, inappuntabile; malgrado l’assenza - evidente - ai tavoli di confronto in Prefettura dell’assessore alla Sicurezza, l’ex magistrato Claudio Tringali. No dunque, al maxi schermo “suggerito” da De Luca jr. Una mancanza che non sembra aver turbato affatto i supporter granata che hanno poi invaso la città per fare festa. Resta sullo sfondo lo strappo istituzionale su una materia sensibile, quella della sicurezza: da una parte il Comune, dall’altra Questura e la Prefettura che per ben due volte in una settimana hanno opposto il loro fermo no alle richieste arrivate dall’inquilino del Palazzo di fronte.

Il 30 maggio lasceranno il loro incarico in città l’attuale questore Maurizio Ficarra e il capo della Squadra Mobile, Marcello Castello, due fedeli servitori dello Stato che - insieme al prefetto Francesco Russo - hanno garantito coi loro uomini ordine e sicurezza nei momenti più difficili della pandemia. Ficarra, nell’intervista che pubblichiamo oggi, ringrazia il procuratore Borrelli che ha permesso ai suoi agenti di svolgere indagini delicate in diversi settori, in particolare per i reati contro la Pubblica amministrazione. Un grazie che ci sentiamo di condividere.