L'INCHIESTA

Le estorsioni ai "disperati" nella Piana: "Io, malato di scommesse: prima i debiti, poi il terrore"

Il racconto ai carabinieri di Giacomo, giovane sulla “lista” di Vito Falcone: doveva 5.365 euro, il padre ne versò 22.500

BATTIPAGLIA. C’era un foglietto nella sala scommesse di Vito Falcone: è finito nelle mani dei carabinieri della Sezione operativa (capitano Donato Recchia) del Nucleo operativo e radiomobile (capitano Graziano Maddalena) della Compagnia di Battipaglia (oggi diretta dal capitano Samuele Bileti) il 29 dicembre del 2018, all’esito d’una perquisizione. Era l’elenco dei debitori, scommettitori incalliti che avevano puntato a credito: uno di loro era Giacomo (nome di fantasia), al tempo appena 22enne. Accanto al suo nome c’era una cifra: 5.365. Morosità che il giovane aveva contratto con il gestore, 47 anni, che da ieri è ai domiciliari con il fratello classe ’83, Franco (già coinvolto, con l’omonimo zio di secondo grado, consigliere comunale sospeso, nell’altra inchiesta, quella dei finanzieri, sui posteggi fuori mercato), a valle d’un blitz della Dda (pm Marco Colamonaci, gip Pietro Indinnimeo) che ha portato in carcere i bellizzesi Vito De Feo (i cui fratelli Pasquale, fu boss dell’omonimo clan, e Carmine pure figurano nel registro degli indagati) e Carmine Imbimbo. Un debito da 5.365 euro. Eppure, a quanto ricostruito dagli inquirenti, il papà di Giacomo, notissimo imprenditore battipagliese, s’è visto costretto a versarne ben 22.500.

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