GIOVANI E LAVORO

La salernitana Savo ha deciso: "Resto qui inseguendo il mio sogno"

La filmaker 26enne si è formata tra l’Inghilterra e la Germania ma ha scelto di fare cinema nella sua terra

SALERNO. Cervelli che scappano, perché convinti che il territorio non abbia nulla da offrire, cervelli che tornano, pronti a mettersi in gioco per inseguire, a casa propria, un sogno. Quella di Biancamaria Savo, 26 anni, autrice, regista e videomaker, è una storia in controtendenza rispetto a un trend sempre più diffuso che ha portato a inserire nel decreto legge numero 91/2017, “Resto al Sud”, l’incentivo che sostiene la nascita di nuove attività aziendali avviate dai giovani del Mezzogiorno. Lei non ha aspettato nessun finanziamento o agevolazione. E dopo una formazione all’estero, ha deciso di provare a fare cinema a Salerno, «perché – spiega – non mi va giù questa storia che un ragazzo debba necessariamente fare le valige per coltivare la sua passione».
Ci racconti il suo percorso.
Mi sono laureata al Davimus di Salerno e ho partecipato al progetto Erasmus a Leeds, in Inghilterra durante la triennale. A novembre 2014 ho chiuso il primo step e mi sono chiesta dove proseguire con la magistrale. Non c’era nulla che mi interessasse, era tutto troppo aleatorio. E così mi sono messa alla ricerca e ho trovato un master in filmaking che si teneva a Londra e Berlino. Ho scelto quest’ultima destinazione, a settembre 2015 sono partita per sei mesi. È stato molto formativo, anche perché ho potuto confrontarmi con studenti provenienti da tutta Europa e non solo. Eravamo solo tre italiani. Ho imparato moltissimo, dalla produzione alla post produzione, incentrando il mio percorso sulla narrazione e il documentario.
Poi è tornata a Salerno. Perché?
Sono rientrata ad aprile 2016. In quel momento ho ritenuto che fosse la scelta giusta. Era una sorta di calamita, dettata non solo dai miei affetti. Stando lì avrei potuto più facilmente entrare a far parte del mondo del cinema, ma avrei lavorato come parte di un tutto. Qui, invece, ho pensato di poter fare meglio qualcosa che fosse solo mio.
E così ha creato il marchio All’ombra dei luoghi.
All’inizio mi sono guardata intorno e ho iniziato a mandare curriculum in giro. Poi ho deciso di dedicarmi ai documentari, perché il mio obiettivo è quello di valorizzare le bellezze del nostro territorio attraverso il cinema. E viceversa. Abbiamo la fortuna di avere dei set naturali che il mondo ci invidia, perché non sfruttarli facendosi venire un’idea originale?
All’attivo ha due corti, uno dedicato a Santa Maria de Olearia, l’altro al Giardino della Minerva. Come nascono?
Mio padre, che è amalfitano, per una vita mi ha invitato a visitare Santa Maria, perché è una chiesa splendida. Entrarci dentro è stato uno choc e così mi è venuta l’idea di scrivere un corto a sfondo storico. Mi sono concentrata su Pietro, l’eremita che ha fondato l’Abbazia grazie a Leone X tra il 1200 e il 1300, immaginandolo come un fantasma tra gli ulivi che ancora abita quelle rocce a picco sul mare. Il video sulla Minerva nasce invece a maggio del 2017, dopo un incontro con la presidente dell’associazione Erchemperto Paola Valitutti. Anche in questo caso non si tratta di un documentario: ho scelto di raccontare il giardino attraverso gli occhi di Matteo Silvatico, non il medico, ma l’uomo, che sposò una bellissima salernitana infelice per le mancate attenzioni del marito, perennemente chino sui libri di studio, come ci racconta Boccaccio nel Decamerone.
Fa tutto da sola?
No, abbiamo messo in piedi una piccola squadra. Con me ci sono il direttore della fotografia Federico Fasulo e l’autore musicale Vincenzo Canoro. Attualmente siamo alla ricerca di bandi o di privati che vogliano finanziare i nostri progetti legati alla promozione del territorio.
Com’è fare cinema a Salerno?
Finora mi sono trovata bene con le persone con cui ho lavorato. L’importante è riuscire a far valere le proprie idee per non perdere la propria identità.
Nessun ostacolo?
La difficoltà principale è quella di trovare professionalità formate in questo settore. Ci sono molte persone che lo coltivano solo come hobby, ma che nella vita fanno tutt’altro. Però non demordo, credo moltissimo nel mio progetto.
Quindi conta di restare qui?
Per il momento sì. Mi auguro che i nostri lavori possano ricevere un finanziamento. Abbiamo inviato i due corti ai festival. Vediamo cosa succede. Non sono intenzionata ad andare via. A Roma, dove ho vissuto, non tornerei. Forse in America, per maturare l’esperienza del set. Ma voglio provarci. È odioso pensare di essere costretti a fare la valigia per inseguire i propri sogni.
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