il neuropsichiatra iannuzzi 

L’esperto: «Serve più dialogo coi ragazzi»

SALERNO. La sfida social che spinge i ragazzi ad affrontare 50 prove estreme in 50 giorni, fino al suicidio sta diventando una psicosi collettiva. Lo sa bene il neuropsichiatra infantile Salvatore...

SALERNO. La sfida social che spinge i ragazzi ad affrontare 50 prove estreme in 50 giorni, fino al suicidio sta diventando una psicosi collettiva. Lo sa bene il neuropsichiatra infantile Salvatore Iannuzzi, che invita genitori e istituzioni a parlare di più con i ragazzi dei rischi della Blue Whale.
In che cosa consiste?
Teenager emotivamente fragili vengono contattati e invitati ad entrare in un gioco perverso, fatto di visioni macabre, prove dolorose, tagliuzzamenti delle braccia fino ad indurre il suicidio della vittima mentre qualcuno ne effettua la videoripresa.
Quali sono i soggetti più a rischio?
La Blue Whale recluta ragazzi portatori di un disagio psichico più o meno manifesto che, all’improvviso, dimenticando qualsiasi impegno del quotidiano (studio, amici, sport) e polarizzano l’ attenzione nello smartphone o nel pc per partecipare alle sfide. Un meccanismo che può spingere al suicidio quei ragazzi che, prostrati da una sofferenza psichica, possono averci pensato ma non hanno mai trovato il coraggio di farlo.
Cosa consiglia?
Innanzitutto aumentare il dialogo con i ragazzi sui che sono i problemi della loro età, parlare dei pericoli della rete e in particolare della Blu Whale. E necessario attenzionare le abitudini, in particolare dei ragazzi ansiosi, introversi o con bassa autostima e offrire immediatamente aiuto.
Il sistema sanitario può intervenire?
Certo, deve attivare programmi di screening neuropsichici per intercettare i segni premonitori di disturbi e disagi. È indispensabile potenziare la rete assistenziale della neuropsichiatria infantile, oggi sostanzialmente inesistente tanto in Campania e in Italia.
E i Piani di Zona?
Dovrebbero censire il disagio giovanile, definirne i contorni e garantire azioni informative soprattutto per le fasce sensibili. Fondamentale anche il ruolo della scuola che dovrebbe garantire la giusta formazione all’uso degli strumenti informatici e più in generale della Rete. (v.r.)
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