L'INTERVENTO

Insegnanti, vaccini e il “giuramento di Socrate”

Nel dibattito infinito che contrappone coloro che credono nella scienza e nei vaccini e i no vax, l’ago della bilancia per vincere la difficile partita contro il virus che ha cambiato le nostre esistenze deve passare soprattutto attraverso la voce ferma e convinta del personale medico e del corpo docente. È fuori di dubbio che la sanità e la scuola costituiscano il pilastro fondante della democrazia e della civiltà: senza l’accesso alle cure mediche e senza l’istruzione garantiti a tutti, non esiste nessuna prospettiva di costruire una società civile e libera. Questi due pilastri acquistano solidità e si sostanziano di significato allorché al proprio interno operano professionisti che fanno del loro lavoro una vera e propria missione, un atto di fede.

Da oggi, come già accaduto per il personale medico, anche per i docenti non sarà più consentito andare a lavorare senza copertura vaccinale, pena la sospensione. Il legislatore non si è accanito affatto contro queste categorie di professionisti per il fatto che proprio a costoro è demandata la cura della salute fisica di ogni individuo e quella della crescita morale e culturale di ogni giovane, che dopo essere passata per la famiglia, deve avere un sicuro riferimento nella scuola, proprio attraverso la relazione educativa ineludibile che intercorre tra docente e studente. Ogni medico ha fatto voto di fedeltà alla propria professione con il famoso giuramento di Ippocrate il quale lo impegna moralmente a esercitare la medicina con l’obiettivo di perseguire la difesa del bene primario della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo dalla sofferenza. Non esiste di fatto nessun giuramento formale, nessun codice etico che impegni d’altro canto il docente a svolgere la propria professione come fosse una missione, ma nulla vieta che se ne possa immaginare uno tra tanti che lo possa rappresentare nella sua essenza più profonda. L’alto valore della funzione di educatore potrebbe essere sancito, ad esempio, attraverso un giuramento di Socrate, il filosofo che servendosi del metodo dialogico dell’arte della maieutica, portava i suoi discepoli a superare le contraddizioni che Platone chiamava “aporie” per poter giungere alla verità autentica.

Aiutandoli in un certo senso a far partorire la verità, si comportava come fa l’ostetrica con la madre che sta per dare alla luce il bambino. Sebbene il decreto legge sul super green pass appaia categorico per il fatto che non ammette dilazioni, tuttavia non deve far pensare ad un legislatore troppo esigente nei confronti del personale della scuola. Ogni docente, in cuor suo, riconosce bene la matrice profonda della propria scelta professionale che nasce dalla prospettiva di chi guarda alla vita e al futuro come indissolubilmente legati alla cultura e alla formazione e quindi non dovrà ritenere la perentorietà del provvedimento che obbliga al vaccino una forzatura, a meno che non voglia cadere in una vistosa aporia, in una contraddizione o in un ossimoro. Chi svolge il ruolo di docente con profonda dedizione e convinzione, è ben consapevole della scienza come atto fondativo della vita e della verità e sa che nella scuola non può esserci spazio per posizioni che prendono le distanze dalla necessità di vaccinarsi, posizioni che in questo momento possano mettere in pericolo la salute non solo di sé stessi e degli altri, ma anche del diritto allo studio che negli ultimi due anni scolastici, svoltisi quasi interamente in Dad, ha già subito duri contraccolpi i quali rischiano di segnare un’intera generazione.