TERREMOTO IN COMUNE
Inchiesta coop, Zoccola: «Noi distrutti dal cerchio magico»
«Un guaio affidarsi a Piero e ai suoi: non sanno fare la “O con il bicchiere”...»
SALERNO - «Dottoressa, ci hanno distrutto... ». Sono le parole che Vittorio Zoccola pronuncia al gip Gerardina Romaniello nel corso dell’interrogatorio di garanzia dello scorso 13 ottobre. Il “re delle coop”, ai solleciti degli investigatori, non si sottrae a raccontare le persone che lo avrebbero “distrutto”: «Questa amministrazione che è finita adesso e mo’ ricomincia. Me ne stanno combinando di tutti i colori», evidenzia a chiare lettere. Nel corso dell’interrogatorio, lo j’accuse nei confronti del “cerchio magico” è continuo e costante: per Zoccola dietro questa definizione si nasconde il gruppo di persone che - secondo la sua opinione - avrebbe guidato la macchina amministrativa di Salerno negli ultimi anni. Fa nomi e cognomi: «Il cerchio magico, Piero De Luca, Enzo Luciano, Bruno Di Nesta, Dario Loffredo, Caramanno. Noi purtroppo non siamo ben visti dal cerchio magico e ci stanno combinando queste cose (...). Io non ce l’ho con il sindaco ma con questi personaggi che fanno la parte del sindaco. Il sindaco a Salerno lo sappiamo tutti non è che lo debbo dire io: è manovrato da questi personaggi», racconta ancora Zoccola.
«Mi hanno massacrato, mio figlio era stato da una vostra collega, integrato nella Salerno Pulita e loro mi hanno fatto ricorso. Loro: l’amministrazione, i politici e non la Salerno Pulita perché la società dipende dal Comune ». Accuse che si ripetono anche quando gli viene chiesto della modalità di definizione dei bandi e delle difficoltà per chiudere i procedimenti trovate negli ultimi anni che hanno spinto, in molte occasioni, alle proroghe finite sotto i riflettori della Procura: «Purtroppo i vecchi dirigenti sono andati, tutti i vecchi dirigenti del Comune sono andati via e il governatore ha fatto un guaio a demandare al figlio Piero di gestire Salerno perché Piero ha messo il “cerchio magico”. Enzo Luciano, Caramanno, Dario Loffredo che gestiscono tutto loro. Però non sanno “fare la O con il bicchiere”. Scusate se parlo così - prosegue l’imprenditore salernitano rivolgendosi al giudice Romaniello - però si avvalgono delle consulenze, devono chiamare a un altro. Una cosa che può durare quindici giorni la fanno durare quindici mesi».
(al.mo.)