IL CASO
In chiesa come al bar, il parroco salernitano la chiude
La decisione di don Vincenzo Ruggiero dopo il ritrovamento sull’altare di mozziconi di sigarette
RICIGLIANO - Scarti di cibo e indumenti sporchi abbandonati sull’altare, così il parroco chiude la chiesa. Accade nella Valle del Platano, a Ricigliano, dove il parroco del paese, l’ex avvocato Vincenzo Ruggiero, dopo l’ennesimo episodio anomalo che ha visto ignoti introdursi in chiesa e lasciare ogni tipo di oggetti insoliti, ha chiuso definitivamente le porte del luogo sacro che verranno riaperte ai fedeli soltanto durante le funzioni liturgiche quali messe giornaliere e festive, benedizioni, festività patronali e funerali.
Una decisione drastica e che sta facendo molto discutere in paese, quella assunta da don Ruggiero il quale da mesi sta rinvenendo oggetti “strani” quali avanzi di cibo e indumenti sporchi abbandonati sull’altare e nella sacrestia della chiesa madre. Situato in via Roma, nel centro della cittadina, il luogo di culto è intitolato a San Pietro Apostolo. Appartenente alla diocesi di Salerno- Campagna e Acerno, la chiesa risale ai primi inizi del ‘400. Oltre a custodire statue antiche, conserva un’immagine del patrono della città, San Cristoforo, venerato con devozione dai fedeli della cittadina. Ristrutturata a seguito del terremoto del 23 novembre 1980 che causò gravi danni a tutti gli edifici del paese, la chiesa di San Pietro e l’adiacente casa canonica che sono state riaperte al pubblico da qualche anno, contano circa 1400 fedeli. Un edificio storico,R quello della parrocchia, costantemente sorvegliato e monitorato da telecamere di videosorveglianza collocate all’interno della chiesa e nel piazzale antistante l’edificio. Da qualche mese, però, la tranquilla vita della cittadina è scossa dal rinvenimento di rifiuti abbandonati nel luogo di culto.
«È assurdo quanto sta accadendo a Ricigliano - racconta incredulo don Vincenzo Ruggiero. - Sono mesi che ogni volta che entro in chiesa, trovo l’altare sporco di cicche di sigarette ancora fumanti, bucce di banane, avanzi di cibo di ogni genere, conchiglie di plastica contenenti la pasta, indumenti sporchi e addirittura mi è capitato anche di trovare qualche giovane in chiesa mentre fumava il sigaro con il cero pasquale acceso. Questa chiesa non è una bettola. Inizialmente pensavo che tutto questo fosse uno scherzo, poi ho scoperto che c’è qualche giovane che in chiesa trascorre buona parte del suo tempo, mangiando, fumando e bevendo come se stesse in un ristorante».
Una situazione insostenibile per don Ruggiero che ieri, dopo l’ennesimo episodio, è corso ai ripari. «Sono stato costretto a chiamare i Carabinieri e la Polizia Municipale per mettere fine a questa annosa vicenda. - spiega - Con le forze dell’ordine abbiamo deciso di chiudere la chiesa e di aprire le porte del luogo di culto ai fedeli, soltanto negli orari in cui si celebrano le funzioni religiose. Si tratta di una decisione sofferta ma che sono stato costretto a prendere nell’interesse di tutti i cittadini affinché si possano evitare eventuali danni alla chiesa, alle persone che la frequentano e potenziali furti di oggetti sacri e statue».
Don Vincenzo Ruggiero è comunque convinto della scelta effettuata: «Capisco che la chiusura della chiesa rappresenta un dramma per le piccole comunità come questa ed è per questo che comprendo anche le critiche che ho ricevuto a seguito di questa decisione, ma io non potevo fare altro, a meno che i parrocchiani non vogliano organizzarsi in gruppo e vigilare per far rimanere la chiesa aperta».
Mariateresa Conte
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