I colori della ceramica nell’abbraccio del Golfo

In vetrina a Villa Guariglia le icone religiose e i lavori del “periodo tedesco” In estate il palco è dedicato ai concerti per gli amanti della musica classica

Sospesa tra cielo e mare, a circa tre chilometri da Vietri, Raito è meta ideale per chi ama la natura, l’arte e la musica. Il borgo è da sempre considerato il “paradiso della salute”. Non a caso all’imbocco della strada che occorre attraversare per raggiungere le sue caratteristiche scale, spicca un pannello ceramico recante la scritta “Raito salus infirmorum”. Anche il poeta salernitano Alfonso Gatto vi dedicò una poesia, “La Chiesa di Raito”, nella quale celebra il paese «dolce per l’inverno, giusto per l’ombra, giusto per il sole, giusto per il male». Gli amanti del turismo religioso potranno fare una sosta al Santuario di Santa Maria delle Grazie, risalente al XV secolo: nella volta della navata centrale sono presenti affreschi attribuiti a Luca Giordano. Una curiosità: sull’altare dedicato alla Madonna vi è un dipinto di pietra che raffigura la Vergine mentre allatta il Bambino, che la leggenda vuole sia stato ritrovato tra i rovi del bosco che sormontava la collina, dove poi fu edificato il santuario. Ma è Villa Guariglia la meta di maggiore richiamo della frazione della costiera amalfitana, resa “familiare” al grande pubblico grazie alla fiction Capri, che ne ha utilizzato alcune sale per ricreare la sua Villa Isabella. I trentasei vani di uno dei palazzi nobiliari più belli del litorale, offrono l’occasione di un viaggio nelle atmosfere degli anni Trenta. Dalle cere di Masaniello ad una pinacoteca che vanta più di cento opere (tra disegni ed acquerelli), da una biblioteca di oltre quattromila volumi alla collezione di ventagli in madreperla, armi, argenterie e porcellane che sussurrano il fasto di un’epoca lontana, fino all’archivio dei periodici (dai primi dell’Ottocento alla seconda metà del Novecento) con oltre settecento stampe ed una interessantissima collezione di cartoline. Annessa alla Villa vi è anche una cappella, dedicata a San Vito e riaperta al culto negli anni Trenta per volontà del proprietario, l’ambasciatore Raffaele Guariglia, ministro degli Esteri del governo Badoglio, che la donò alla Provincia attraverso un lascito testamentario che prevedeva che vi trovasse dimora il Centro studi salernitani. Villa Guariglia è un luogo caro agli amanti della musica, perché ogni anno ospita due eventi, il concorso pianistico internazionale “Vietri sul Mare-Costa amalfitana” ed i Concerti d’estate a Villa Guariglia curati nei minimi dettagli da Tonia Willburger. Ma è soprattutto un luogo prezioso per chi ama la ceramica. Il giardino all’interno della Torretta Belvedere ospita infatti il nucleo principale di un ricco e suggestivo museo. Si parte con una esposizione di acquasantiere, corredi ad uso liturgico e targhe votive che vanno dal primo quarto del Seicento alla seconda metà del Novecento. Il secondo settore accoglie invece una ricca documentazione di oggetti legati alla quotidianità, mentre il terzo illustra le tappe fondamentali del cosiddetto periodo tedesco. Siamo negli anni Venti, quando la Costa Diva diventa meta di numerosi stranieri venuti a lavorare nelle fabbriche vietresi. In vetrina si possono ammirare i lavori di Richard Doelker, le sue feste in costume, le processioni, i pirati, uniti a simboli ereditati dall’arte etrusca e da quella cristiana, ma anche i suoi animali coloratissimi, tra cui spicca l’asinello, partorito nel 1923, che ancora oggi rappresenta uno dei simboli della ceramica vietrese. E ancora le sirene mediterranee che Irene Kowaliska riuscì ad “ibridare” con le fate ed i folletti della tradizione nordica, le icone e le Natività dai colori lunari di Margarethe Thewalt-Hannash, insieme alle opere di Giovannino Carrano, Vincenzo Pinto, Giosuè e Salvatore Procida. Tre le collezioni che gli appassionati non potranno lasciarsi sfuggire. Quella dell’avvocato Fernando Di Marino, con cavalieri medievali, gnomi, preti ed animali; la collezione Enrico Camponi, che spazia dalla scuola di Posillipo fino ai lavori realizzati durante la sua permanenza vietrese da Amerigo Tot negli anni Cinquanta. Infine la raccolta Susanne Doelker, costituita da ceramiche, batik, disegni, bozzetti, acquerelli, chine, collages. Se il viaggio nella ceramica vi rapisce, vale la pena di fare una sosta nell’atelier del ceramista Lucio Liguori, che spesso offre dimostrazioni pratiche di una lavorazione geniale e particolarissima della terra e della borace. Formatosi presso la manifattura vieterese Ri.Fa. di Matteo Rispoli, con i fratelli Pasquale e Domenico è uno degli artisti più interessanti della costiera, che ha esposto i suoi lavori da Stoccolma a Vallauris.©RIPRODUZIONE RISERVATA