L'INCHIESTA
Ex carceri: i fondi Più Europa stornati su Santa Teresa
Gli antichi conventi sono diventati discariche a cielo aperto. Nel 2008 era previsto un intervento di recupero
SALERNO. Giugno 2008: in ventitré pagine dettagliatissime, l’amministrazione comunale presenta il progetto che si candida a ricevere i fondi “Più Europa”.
Risorse comunitarie che Palazzo di Città intendeva destinare a sette siti per i quali predisporre specifici piani attuativi in considerazione della complessità degli interventi: ex convento di Santa Maria della Consolazione (vecchio carcere femminile); ex conventi di San Francesco, San Pietro a Maiella e San Giacomo (vecchio carcere maschile); palazzo San Massimo; collegamento trincerone-salita Montevergine (la parte ovest che avrebbe garantito una via di accesso alla parte alta del centro storico); area Giardini della Minerva; via dei Canali, largo Campo, gradoni di Santa Maria de Lama; largo San Pietro a Corte e palazzo Fruscione; largo San Petrillo e Castel Terracena.
L’obiettivo era il «recupero, riutilizzo e adeguamento di spazi per la funzione pubblica». Perché investire fondi in quell’area della città? Lo spiega lo stesso documento di sintesi: «L’area prescelta costituisce, per la rilevante presenza di elementi storico-architettonici, il fulcro dell’identità cittadina e al tempo stesso rappresenta una delle zone con maggiore capacità di condizionare la trasformazione della città».
Ma non è solo la storia a muovere la richiesta di fondi: «La città storica evidenzia da tempo trend allarmanti: riduzione della popolazione e invecchiamento di quella che rimane, abbandono di una parte del patrimonio edilizio, terziarizzazione e successivo decadimento delle attività commerciali». Pertanto, la riqualificazione urbanistica era mirata a «arrestare il processo involutivo progressivamente in atto, destinato a sfociare in sempre più accentuati fenomeni di degrado socioeconomico quali povertà, emarginazione e disoccupazione». Bisogna fare un salto di un anno e arrivare al novembre del 2009, per capire che quei fondi, in gran parte, sono stati invece stornati sul fronte del mare e, nello specifico, su piazza della Libertà e Santa Teresa. Lo conferma la delibera 1273 avente per oggetto proprio la presa d’atto e l’accordo di programma per i fondi “Più Europa”. Gli interventi diventano quattordici, ma del centro storico alto non si fa più alcuna menzione. Il nuovo elenco è infatti ben diverso dal primo e prevede lavori per: piazza della Libertà; Trincerone est (e non ovest come inizialmente stabilito); chiesa Ss. Annunziata; campanile chiesa Ss. Annunziata; palazzo Umberto I - San Nicola; palazzo Fruscione; ex cinema Diana; eliminazione barriere architettoniche centro storico; impianto video sorveglianza centro storico; asilo nido Saragat di via Fusandola; asilo nido via Vernieri; urbanizzazione area Santa Teresa; urbanizzazione centro storico via Botteghelle; urbanizzazione centro storico via delle Galesse. Sette di questi interventi, si legge nella delibera, dovevano essere finanziati interamente con le risorse del programma operativo regionale, due solo parzialmente e cinque cofinanziati dal Comune. Importo complessivo destinato alla «riqualificazione e rigenerazione sociale del centro storico»: oltre 48 milioni di euro.
Che fine hanno fatto gli “Edifici mondo”, alias le vecchie carceri e palazzo San Massimo? Nella delibera non c’è traccia. Probabilmente perché l’area di intervento, come ha spiegato l’assessore comunale all’Urbanistica Mimmo De Maio, presenta maggiori difficoltà in termini di logistica. Ma anche perché, ancora più probabilmente, il cuore antico della città, con il suo tessuto socio-culturale strutturato in anni di degrado, risultava decisamente meno appetibile per gli imprenditori che avrebbero potuto contribuire al restyling generale.