Angelo Vassallo

L’INCHIESTA DELL’ANTIMAFIA

Delitto Vassallo, il video nella caserma del carabiniere Lazzaro Cioffi

Un militare portò a Castello di Cisterna i filmati della sera dell’agguato

DAL "BRASILIANO" ALLA NUOVA SVOLTA

IL COMMENTO DEL DIRETTORE

SALERNO - Nella caserma dei carabinieri di Castello di Cisterna, quella finita al centro dello scandalo per le “divise infedeli” e in cui lavorava il Lazzaro Cioffi ora indagato dal pm Marco Colaminici per concorso nell’omicidio di Angelo Vassallo, finirono, poche ore dopo il delitto, i fotogrammi di un video registrato quella sera sul porto di Acciaroli. Li portò lì un altro carabiniere, Luigi Molaro, che all’epoca era assegnato a una stazione in provincia di Viterbo ma si trovava a Pollica in vacanza insieme al tenente colonnello Fabio Cagnazzo, che a Castello di Cisterna guidava il nucleo investigativo e che da lì fu trasferito un mese dopo, con destinazione Foggia. Sia il nome di Molaro che quello di Cagnazzo finirono in un fascicolo dell’Antimafia con il sospetto che le loro condotte avessero ostacolato le indagini sull’omicidio del sindaco di Pollica, ma l’ipotesi non trovò riscontri e l’inchiesta fu archiviata. Ora il blitz della Procura di Napoli, che accusa Cioffi e quattro militari della sua squadra operativa di collegamenti con la camorra e il narcotraffico, accende però una nuova luce sulle dichiarazioni che nel settembre del 2010 lo stesso Molaro rese agli inquirenti salernitani.

Era il 16 settembre, undici giorni dopo l’assassinio di Vassallo, quando il militare (che molti definivano l’attendente di Cagnazzo) viene ascoltato dai sostituti procuratori Rosa Volpe e Valleverdina Cassaniello, davanti al procuratore capo Franco Roberti. Il procedimento per cui è convocato è iscritto a modello 44, quello delle notizie di reato a carico di ignoti, e lui è sentito come persona informata sui fatti, non è indagato e quindi non può rifiutarsi di rispondere. Racconta che la sera dell’omicidio, il 5 settembre, lui e Cagnazzo («con il quale ho un rapporto molto stretto, anche affettivo») erano stati seduti ai tavoli di un locale di fronte al porto di Acciaroli, dove era arrivato anche Vassallo e dove avevano notato l’andirivieni di Bruno Humberto Damiani, a lungo indagato come il presunto esecutore del delitto prima che, lo scorso aprile, fosse disposta l’archiviazione.