LA VERTENZA
Contratto, si ferma l’agroalimentare
Domani lo sciopero: solo tre associazioni su 13 hanno firmato il rinnovo
Non ci sono margini di trattativa: i lavoratori del settore agroalimentare sciopereranno per il rinnovo del contratto di lavoro. Una decisione già preannunciata nelle settimane scorso dalla Fai Cisl, Flai-Cgil e Uila Uil Campania, che si incontrarono a Napoli proprio per organizzare le forme di protesta. Domani, per quattro ore, distribuite nell’arco della giornata, si fermeranno i lavoratori di uno dei comparti vitali del Paese e in modo particolare della Campania e ancor più della provincia di Salerno. Sono previsti presidi ed assemblee davanti alle sedi provinciali di Confindustria. E se non sarà raggiunto l’obbiettivi, le iniziative sindacali si faranno ancora più incisive. La manifestazione unitaria campana rientra in quelle di tutto il comparto a livello nazionale per chiedere che venga sottoscritto il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro del settore alimentare, ad oggi firmato soltanto da tre delle tredici associazioni di categoria. Non hanno messo la loro firma «le aziende associate a Federalimentare e Mineracqua (tra cui spiccano Ferrarelle e Coca-Cola), Anicav (che racchiude aziende come Mutti e La Doria) e Assolatte, che rappresentano la maggioranza delle aziende del settore agroalimentare », scrivano le tre sigle sindacali. La piattaforma di iniziative era stata votata all’unanimità lo scorso 11 settembre dall’attivo unitario regionale di categoria.
Lo sciopero arriva dopo che è stata svolta un’azione di informazione dei lavoratori e le lavoratrici del comparto sulla vicenda legata al rinnovo del contratto. Un’azione indispensabile per le organizzazioni sindacali, per assicurare salario, diritti e tutele dignitose per un settore che, soprattutto durante il lockdown, non si era mai fermato proprio grazie al sacrificio e all’abnegazione dei lavoratori. «Adesso – dicono i segretari generali di Fai Cisl, Flai-Cgil e Uila Uil Campania Bruno Ferraro , Giovanna Basile ed Emilio Saggese – è il momento che le aziende e le associazioni datoriali riconoscano quell’impegno e tengano fede agli impegni assunti, sottoscrivendo il nuovo contratto di settore. È una decisione di civiltà, rispetto per il lavoro e buonsenso. Se ciò non accadrà, la mobilitazione sindacale andrà avanti fin quando non otterrà il risultato atteso». Basile rincara: «Già molte aziende hanno firmato il contratto unico non seguendo le loro associazioni. Ecco perché chiediamo, a questo punto, che le associazioni datoriali lo facciano per intero. Ricordo che c’è un ulteriore pacchetto di azioni di lotta a partire da lunedì prossimo».
Il direttore generale di Anicav, Giovanni De Angelis , replica: «Ci è difficile comprendere “azioni di lotta” considerato che Anicav, come le altre 9 associazioni di Federalimentare non firmatarie dell’accordo di luglio sottoscritto da solo 3 associazioni dell’agroalimentare, ha già riconosciuto tutte le maggiorazioni salariali alle proprie lavoratrici e lavoratori, compresi gli stagionali, oltre a garantire gli impegni sul welfare almeno fino a settembre 2021». «Per quanto ci riguarda - aggiunge - confidiamo nel buon sistema di relazioni sindacali che, da sempre, caratterizza il comparto delle conserve vegetali e che, negli anni, ha permesso di governare in maniera efficace le situazioni di criticità legate ai processi produttivi e alla gestione della manodopera ». «Abbiamo un dialogo aperto con le organizzazioni sindacali - dice il dg De Angelis - convinti che la coesione sociale, oggi più che mai, costituisca un elemento indispensabile per la ripresa economica dell’intero Paese e che la contrattazione collettiva continua a rappresentare un valore fondamentale per le imprese e i lavoratori».
(s.d.n.)