«Ho visto i maltrattamenti che subiva Marzia, i denti strappati, l’ho vista dormire a terra. Ho raccontato tutto ai servizi sociali e alle forze dell’ordine, ma nessuno ha reagito». Fanno tremare i polsi le parole di Paolo Cataldo, testimone dell’accusa, ieri mattina, in Corte d’Assise, a Salerno, al processo per la morte di Marzia Capezzuti.
Davanti ai giudici, presidente Domenico Diograzia, a latera Gabriella Passaro, il teste ha dichiarato: «Mia nipote era sposata con Alessandro Vacchiano. Veniva picchiata e fatta prostituire. Hanno avuto anche un figlio. Quando si sono lasciati, la stessa sorte di mia nipote è toccata a Marzia».
Alla morte di Alessandro Vacchiano (per droga) i familiari avrebbero minacciato Marzia di avergliela fatta pagare: «Le dissero che avrebbe fatto la stessa fine di Alessandro».
Collegato in videoconferenza dal carcere, Marco Vastola ha negato tutte le dichiarazioni fatte al pm durante le indagini «Non conosco Vito Vacchiano, non ho mai parlato con lui in carcere. Non so niente di questa storia».
Nella prossima udienza verranno interrogati i genitori di Marzia Capezzuti, residenti nel milanese. In aula erano presenti il pm Vincenzo Russo, gli avvocati Luigi Capaldo e Giuseppe Russo (per gli imputati Barbara Vacchiano e Damiano Noschese). Gli avvocati Carmela Landi, Nicodemo Gentile e Antonio Cozza rappresentano i genitori della vittima.

