Nisha ha 42 anni. Da quasi venti è arrivato in Italia dallo Sri Lanka, da tre lustri si è stabilito a Salerno dove, per lungo tempo, ha lavorato come cuoco presso un ristorante del centro storico. Ora è disoccupato: vive di sussidi in un “micro spazio” – uno dei tanti – della parte antica della città, in vicolo Siconolfo, la stradina che unisce via delle Botteghelle ai Barbuti e che profuma (o puzza: dipende dai punti di vista) di spezie e teatro. E, soprattutto, di vite al limite. Sì, perché anche quella di Nisha è un’esistenza non certo lineare: da due giorni, infatti, l’uomo singalese è agli arresti domiciliari. Martedì mattina, al risveglio della città, davanti alla sua abitazione è arrivata la polizia. Poco prima, infatti, Nisha aveva lanciato un martello contro la moglie. L’aveva aggredita, usando anche altra violenza sulla donna, una connazionale di 47 anni finita in ospedale al “Ruggi” per le ferite riportate nella colluttazione. È stata colpita alla testa dallo strumento utilizzato dai carpentieri, lanciato contro di lei perché – racconta – «non la sopportavo più». Nisha aveva bevuto. Aveva alzato tanto, troppo, il gomito. Lo ammette e non cerca scuse: «Tre bottiglie di Bacardi…», racconta seduto sulle scalette ancora sporche di sangue che danno sull’uscio della sua micro-casa, dando un tiro a una sigaretta. Non cancella l’accaduto, anzi. Ma sottolinea con forza che «non le volevo fare del male». Il suo sorriso amaro fa capire a tutti – davvero a tutti: lo testimoniano pure i residenti della zona – che Nisha non è un uomo cattivo. È uno straniero, come tanti che vivono nel centro storico, che in diverse occasioni si fa sopraffare dai vizi. Una vita al limite.
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