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Il primato della pasta di Gragnano Igp e lo stress test dei dazi statunitensi

di Antonio Marrazzo
Il primato della pasta di Gragnano Igp e lo stress test dei dazi statunitensi

La Campania vanta il primo riconoscimento in Italia e in Europa del marchio dell’Unione Europea per la produzione della pasta. Fin dall’anno 2013, infatti, la città di Gragnano, in provincia di Napoli, si può fregiare dell’Indicazione Geografica Protetta (Igp) per la pasta prodotta sui 15 kmq del proprio territorio. Per la cui tutela nel successivo anno 2019 viene assegnata la specifica responsabilità al “Consorzio di Tutela della Pasta di Gragnano IGP”. Quindi, un compito di garanzia della corretta e regolare produzione da parte dei pastifici, tenuti a loro volta all’osservanza del disciplinare di produzione.

Fino al 14 settembre, pertanto, il Consorzio proprio per non lasciare inosservato tale ruolo e l’incidenza che le circa centomila tonnellate di pasta prodotte, nello scorso anno, hanno avuto nel relativo comparto economico, ha inteso promuovere, ancora una volta (ventitreesima edizione), la rassegna “Gragnano Città della Pasta 2025. Tutto il resto è contorno”. Una celebrazione necessaria per segnalare la vocazione di un territorio per tale fondamentale produzione nella filiera alimentare. Vocazione maturata e produzione perfezionata da secoli, ormai, tanto più all’indomani dell’anno 1845, quando Ferdinando II di Borbone concede ai gragnanesi il privilegio di fornire la propria Corte delle paste lunghe. Da allora nasce un’organica economia di produzione che già a quei tempi interessa il 75% della popolazione impegnata nella lavorazione in oltre cento pastifici.

Una produzione divenuta nell’odierna compagine nazionale e internazionale estremamente rilevante, a distanza di anni, il cui valore finanziario attuale raggiunge i quattrocento milioni di euro (2024) e le cui esportazioni superano addirittura il cinquanta percento dell’intero prodotto. Dati più che entusiasmanti che fanno della pasta di Gragnano il decimo prodotto assoluto per valore tra le DOP e le IGP food italiane e il secondo prodotto assoluto tra quelli del meridione d’Italia, secondo le statistiche del Rapporto Ismea-Qualivita 2024. Risultati che dal primo gennaio prossimo, tuttavia, dovranno indicarci se avranno superato lo stress test dei recenti dazi statunitensi, come al Consorzio si augurano. Anche se c’è da annotare che già attualmente, secondo le statistiche dello stesso Consorzio di tutela, il mercato più importante per la Pasta di Gragnano IGP è l’Unione Europea e a seguire il mercato Extra UE e infine quello dell’America del Nord, tra cui gli Stati Uniti.

Al riguardo e per la difesa del commercio del prodotto, proprio il Consorzio di Tutela ha promosso opportunamente nell’anno in corso molteplici iniziative di promozione del prodotto “Pasta di Gragnano IGP”, attraverso la partecipazione a importanti fiere di settore e allestimenti di eventi informativi e soprattutto formativi con il coinvolgimento degli Istituti alberghieri nazionali. Ciò a sostegno del futuro del prodotto, che non potendosi permettere flessioni di mercato, deve a tutti costi opporre l’ottimismo della volontà al pessimismo della ragione, che purtroppo proviene dalla confusione commerciale che i mercati vivono a seguito dell’introduzione irragionevole delle politiche daziarie statunitensi. A fronte delle quali sarebbe il caso di ricordare alla ampia platea dei consumatori della Pasta di Gragnano non solo le ragioni del bisogno fisiologico della pasta per ciascuno, ma anche le ragioni dei sentimenti che la pasta infonde nell’animo di chi si siede a tavola.

Non foss’altro che, in passato, la pasta nel passaggio dalla confezione al piatto passava anche attraverso le preghiere che si recitavano per cronometrare i tempi di cottura, come ci ricordava la scrittrice Maria Orsini Natale: «Soffriggere l’aglio per quattro Gloriapatri, fuoco vivace per il tempo di un Padrenostro, quattro Avemaria per sbollentare e così via».

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