C’è un’immagine che turba chi ama e difende il patrimonio pubblico: le chiavi del Castello Doria di Angri e dell’ufficio Biblioteca comunale, due luoghi simbolo della storia e della cultura cittadina, nelle mani di un imprenditore condannato in primo grado nell’ambito dello scandalo delle mazzette e favori sessuali per accelerare o rinviare gli sfratti dalle abitazioni con al centro dell’inchiesta un ufficiale giudiziario del Tribunale nocerino.
La segnalazione
Non è una suggestione né un’accusa generica, ma una circostanza segnalata ufficialmente in un documento firmato dall’avvocato Michele D’Antonio, inviato al comando carabinieri Tutela patrimonio Culturale – Nucleo di Napoli e ad altre autorità competenti. Un’integrazione a un precedente messaggio di posta elettronica certificata che riaccende i riflettori sulla gestione di due immobili pubblici di alto valore simbolico e storico.
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