Avrebbero approvato un bilancio con perdite per oltre novecentomila euro, rinunciato senza spiegazioni a mezzo milione di crediti già riconosciuti dal tribunale, svalutato altri incassi senza che ne fosse provata l’inesigibilità, deprezzato un terreno che per legge non può essere ammortizzato.
E, soprattutto, non avrebbero mai chiesto un centesimo a chi quel debito lo aveva accumulato proprio nei loro confronti. Secondo la Procura di Salerno, non fu ingenuità, ma una strategia deliberata: il danno, dicono le carte, fu voluto. A firmare il decreto di citazione a giudizio è il pubblico ministero Stefania Faiella.