Era l’estate del 2012, un giorno della metà di un luglio sicuramente meno torrido di quelli che arriveranno dopo, quando, in quello che allora era il cantiere del Crescent, fu ritrovata una bomba. Come ricorda chi lavorava nelle redazioni dei giornali locali in quegli anni, per farla brillare fu evacuata gran parte del centro storico e i crocieristi sbarcati in città quel giorno furono tutti dirottati su Vietri, non potendo visitare il centro antico di Salerno. Il giorno successivo, arrivò un comunicato del sindaco di Vietri con cui chiedeva ufficialmente che anche il suo Comune potesse diventare tappa fissa. I turisti che difficilmente quando viaggiano comprano abiti oppure oggettistica costosa, infatti, avevano letteralmente svaligiato i negozi di souvenir della città della ceramica. Botteghe prese d’assalto per comprare “il pensierino, quella sciocchezza” (una calamita, una borsa di tela, tazzine e ammennicoli vari) da regalare a un parente, un amico o un collega che non troppo impegnativa ma che dice: “ti ho pensato”.
Un episodio che avrebbe dovuto insegnare, e che, probabilmente qualcosa ha insegnato, tant’è che l’ex sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, si preoccupò anche di commissionare al designer Massimo Vignelli un logo per la città, quella “S” che sarebbe dovuta diventare un marchio riconoscibile della città da poter utilizzare per brandizzare qualsiasi gadget. Ma, invece, nulla tutto ciò: a distanza di dieci anni, infatti, risulta praticamente impossibile trovare un gadget ricordo della visita a Salerno. «Nessuno ci ha spiegato che esiste anche questa possibilità. Noi stiamo studiano i monumenti e le attrazioni della città, cercando di capire quali sono i luoghi e i simboli della storia per realizzare una linea dedicata a Salerno», spiega Carlo Salerno, titolare insieme al padre dello store con gadget e souvenir aperto da poco alla Stazione marittima.