«L’unica cosa che lo aiutava ad andare avanti era portare un fascio di rose sulla tomba di mia mamma». Concetta Caprio, pasionaria della cittadella di case popolari che svetta su viale della Libertà, cuore del popoloso quartiere Sant’Anna di Battipaglia, racconta l’odissea di papà Raffaele, classe ‘49, cardiopatico, diabetico, costretto su una sedia a rotelle, privo d’una gamba. Invalidità civile al 100 per cento. Ora è costretto a non uscire di casa: naturale conseguenza per gli assegnatari invalidi che, come lui, risiedono nella palazzina Acer (ex Iacp) al civico 2B, cippo delle nostrane omissioni in materia di manutenzione.
Raffaele, che per una vita ha fatto il muratore, si ritrova prigioniero nella sua casa popolare. Il montascale è rotto da più d’un mese, l’ascensore è diuturnamente fuori servizio. Non è un occupante abusivo, Raffaele: paga per ogni cosa. Finanche per l’elevatore che non può utilizzare. Desta moti d’ineffabile indignazione vedere un 76enne che ha dedicato al lavoro e alla famiglia una vita ricolma di sacrifici mentre fissa un montascale fuori uso da più d’un mese: è più che comprensibile la furia della figlia Concetta, che, insieme agli altri residenti, sta lottando contro i mulini a vento perché papà Raffaele e i tanti assegnatari che versano nelle sue stesse condizioni non siano prigionieri nelle case popolari dimenticate.
Kafkiane le giustificazioni addotte dai tecnici dell’Agenzia campana dell’edilizia residenziale: dicono che la scheda elettronica del montascale è stata ordinata, ma non è ancora arrivata. Anno Domini 2025: l’era in cui stacanovisti corrieri bussano alle porte degli italiani per consegnare prodotti acquistati con un clic il giorno prima, la stessa era in cui a un’agenzia pubblica occorre più d’un mese per avere un ricambio necessario a tutelare la dignità dei cittadini.