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Appalti e affari a Capaccio, Vallo non fa sconti ad Alfieri: «Può inquinare le prove»

Affaire pubblica illuminazione, il gip conferma gli arresti domiciliari per i cinque indagati: «Gestione clientelare negli organigrammi politici e amministrativi»
Appalti e affari a Capaccio, Vallo non fa sconti ad Alfieri: «Può inquinare le prove»

Non un semplice “copia-incolla” dell’ordinanza con cui fu data esecuzione – lo scorso ottobre – alle misure cautelari che diedero il via a un “terremoto” ancora in corso. Ma aggiunte, correzioni e approfondimenti che confermano il lavoro portato avanti dalla Procura di Salerno (Alessandro Di Vico era il titolare del fascicolo) che ha tolto il velo sul “sistema Alfieri”.

L’ordinanza bis

Ieri il gip del tribunale di Vallo della Lucania, Domenico Valerio Ragucci, ha firmato l’ordinanza-bis di misure cautelari – richieste martedì dal procuratore capo vallese, Francesco Rotondo – per l’inchiesta sugli affari degli appalti della pubblica illuminazione a Capaccio Paestum, confermando gli arresti domiciliari visto il concreto pericolo ancora esistente di inquinamento delle prove per l’ex sindaco pestano e presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri, l’ex staffista, Andrea Campanile, i rappresentanti della società “Dervit” di Roccadaspide, Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, il funzionario comunale Carmine Greco. Nessuna misura cautelare, invece, per Elvira Alfieri anche in seguito alla decisione del Riesame (che ha seguito un precedente provvedimento della Cassazione che aveva rinviato tutti gli atti al tribunale della libertà) che aveva annullato ogni restrizione.

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