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Scafati, processo Sarastra: le bugie dei pentiti

Ridosso parlò di patto per una piscina nell’ex Copmes mai realizzata e per Fattoruso ci fu il summit tra Aliberti e il fratello morto
Scafati, processo Sarastra: le bugie dei pentiti

Le gravi incongruenze, le affermazioni imprecise e la totale mancanza di riscontri concreti hanno reso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia del tutto inattendibili: è questo il fulcro attorno a cui ruota la sentenza di assoluzione pronunciata dal Tribunale di Nocera Inferiore nel processo che ha coinvolto il sindaco di Scafati Pasquale Aliberti, la moglie Monica Paolino, il fratello Nello Maurizio Aliberti e altri soggetti, tra politici e membri dello staff. L’accusa per tutti era di voto di scambio politico-mafioso in concorso, ma dopo dieci anni di inchieste e udienze, il procedimento si è chiuso con l’assoluzione piena «perché il fatto non sussiste».

Dichiarazioni senza fondamento

I giudici hanno infatti ritenuto prive di fondamento le dichiarazioni di numerosi pentiti, tra cui Romolo Ridosso (che sta collaborando con la magistratura anche nel caso dell’omicidio del sindaco-pescatore Angelo Vassallo), Massimo Fattoruso e Alfonso Loreto. Quest’ultimo aveva riferito fatti non vissuti direttamente, ma appresi da terzi, motivo per cui le sue affermazioni sono state considerate inidonee a sostenere l’accusa.

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