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Scafati, ecco perché Aliberti è stato assolto

di Salvatore De Napoli
Scafati, ecco perché Aliberti è stato assolto

Un cumulo di accuse spesso contraddittorie, ambigue, nebulose, con collaboratori che cambiano con gli anni le loro dichiarazioni sfumandole, non indicando quei riscontri che alle indagini sarebbero dovuti arrivare. In poche parole, Pasquale Aliberti, sindaco di Scafati, stando questo quadro, non poteva che non essere assolto perché il fatto non sussiste nel processo che suo carico si è dipanato per anni. Un processo molto mediatico, fin dalle fasi investigative, ma poi contraddistintosi tra dichiarazioni rese e poi sminuite da coloro che nel tempo l’avevano avanzate.

Il “patto”

Al centro c’era un patto che sarebbe stato stretto tra la camorra (il clan Loreto Ridosso, composto tra gli esponenti Romolo Ridosso e Alfonso Loreto) e Aliberti per procacciare voti in cambio della promessa di appalti e la candidatura di Andrea Ridosso (nipote di Romolo). Importanti le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Alfonso Loreto, figlio del boss Pasquale, incorso più volte in contraddizione su dati e sulle modalità di esecuzione del patto, per giunta riferitegli in quanto nel 2015 era detenuto. Sulla candidatura di Andrea Ridosso, Loreto jr ha poi concluso che era estraneo al clan e voleva candidarsi per un’aspirazione personale.

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