Due associazioni a delinquere finalizzate allo spaccio di droga a Salerno, con propaggini anche in provincia, nel Casertano, a Formia e Cassino. Sono 19 gli arresti (nove in carcere e 10 ai domiciliari, gli indagati sono 24) eseguiti ieri dal Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri dopo le ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip del tribunale di Salerno, Giandomenico D’Agostino, su richiesta della Procura guidata da Giuseppe Borrelli dopo le indagini della Dda (Maria Benincasa il sostituto procuratore titolare del fascicolo) sulle nuove piazze di spaccio, partite già nel 2021, che hanno permesso di sgominare due diverse organizzazioni.
La rete
Una delle associazioni – secondo le indagini – vedeva la leadership in una coppia: il 27enne Manuel Miano (finito in carcere) e la 28enne Federica Altamura (ai domiciliari) dalla parte più alta della città (sono residenti fra San Mango Piemonte e Sordina) avevano messo su una piazza che forniva cocaina ed eroina ai loro clienti, operando in particolare fra Fratte, Matierno e via Irno. Secondo le ricostruzioni, la loro “base” per gli incontri era nell’area del parco Pinocchio ma, soprattutto, potevano contare su una rete di pusher: della loro organizzazione, infatti, avrebbero fatto parte Giuseppe Criscuolo, Jari Albano, Mario Cafaro, Gregorio Fresolone e Francesco Autuori – tutti salernitani e residenti nei rioni collinari – oltre ai sammanghesi Gaetano Landi. Fornitore dello stupefacente un nome di spicco della criminalità salernitana: si tratta dell’81enne Antonio Noschese, detto “Pupatella”, che avrebbe fornito la droga anche grazie all’aiuto di un nipote, Giovanni De Crescenzo. Secondo la Procura, inoltre, “Pupatella” avrebbe avuto un’influenza sull’organizzazione, quasi a fare da “supervisore” delle attività illecite. Nella rete dei pusher, Criscuolo aveva un particolare spessore, tanto che si era attorniato di diversi gregari che nel corso del tempo si dividevano consegne e zone, rifornendosi dello stupefacente dalla coppia di fidanzatini. Che, in base a quanto emerso nelle indagini, aveva un ruolo molto attivo nei traffici. Miano e Altamura – così come confermato dagli accertamenti dei carabinieri ma anche dall’escussione di alcuni loro clienti – incontravano e spesso accompagnavano i pusher della rete mentre in auto c’era pure una bimba, la loro figlia.
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