Questa è la storia di un uomo che, partendo da Salerno, ha trovato il suo posto nel mondo a New York, costruendo un piccolo impero della pizza e portando un pezzo della sua terra nella metropoli più frenetica del pianeta. E’ Ciro Casella, salernitano doc, che con il suo ristorante San Matteo è riuscito a conquistare la Grande Mela diventando un punto di riferimento.
La storia di Casella negli Stati Uniti inizia nel 2010, ma le radici affondano molto più lontano. “Mia nonna è nata a New York, anche se poi ha vissuto a Salerno”, racconta Ciro. “Da ragazzo ero già stato in America un anno e, ovviamente, sono tornato con un pezzetto di sogno americano dentro di me”. La vita, però, lo aveva portato a costruire il suo futuro in Italia: un matrimonio, due figli, un lavoro stabile nella grande distribuzione. Poi, il colpo di scena: l’azienda per cui lavorava fallisce e lui finisce in cassa integrazione. Una situazione inaccettabile per chi, come lui, ha sempre avuto il senso del lavoro come punto fermo. Così, senza pensarci troppo, decide di ripartire da zero, imbarcandosi per l’America, proprio come la famiglia materna aveva fatto quasi un secolo prima. Ad attenderlo a New York c’è suo fratello, già trasferitosi da tempo. Insieme, iniziano a costruire qualcosa di nuovo. Conosce poco la lingua e il paese, ma sa di avere due armi vincenti: la caparbietà e la passione.
Poi, la svolta. San Matteo nasce come una scommessa, ma diventa presto un’istituzione. Il menu è un omaggio alla terra d’origine di Ciro, con produzioni campane e pizze dedicate a personaggi salernitani, come la “Mariconda” – che prende il nome dal quartiere e dalla storica pizzeria da Carminuccio – o quella dedicata a Carmine Rinaldi, il “Siberiano”, storico tifoso della Salernitana. Il successo arriva rapidamente: New York Times, Michelin, il Leone d’Oro a Venezia, fino all’apprezzamento del sindaco di New York, che inserisce San Matteo come il suo ristorante preferito. Nel 2018 un altro riconoscimento importante, il miglior ristorante di tutta Manhattan per “Little Big Italy” sul canale Nove, e l’anno scorso il suo panuozzo è stato premiato al Pizza Expo di Las Vegas come miglior panino degli Stati Uniti. Ma Casella sa bene che New York è una roulette: “Devi essere sempre sul pezzo, senza mai abbassare la guardia”. E poi c’è stato il Covid, che ha cambiato tutto. “Molti locali che erano punti di riferimento oggi non esistono più”, racconta, “ma noi fortunatamente abbiamo resistito”.
Dopo anni di successi, Casella inizia anche a riflettere su un possibile ritorno alle origini. “Se in America ho portato Salerno e la Campania con le loro eccellenze, perché non riportare tutto quello che ho imparato, in Italia?”. L’idea c’è e potrebbe chiamarsi “L’Inverso”, proprio perché sarebbe il contrario di ciò che ha fatto finora: non più esportare l’Italia all’estero, ma riportare l’esperienza americana in patria.
Nel frattempo, il lavoro a New York non si ferma. Eventi esclusivi, come quello per Paul McCartney, nuove aperture, collaborazioni e una clientela sempre più affezionata. “Quando sono partito, ero pienamente convinto della mia scelta. Nella vita, quando metti passione, amore, responsabilità e serietà in ciò che fai, l’America ti premia. E noi siamo rimasti sempre fedeli alla nostra identità”. Anche perché nella città che non dorme mai, c’è sempre spazio per l’Italia migliore.